Africa

Il giallo di Yaya Cissé, assassino a sua insaputa

Il giallo di Yaya Cissé, assassino a sua insaputa

Yaya Cissé ha 38 anni, è maliano e da più di tre è abbandonato nelle carceri della Mauritania. Su di lui pende una condanna a morte. E' accusato dell'omicidio del settantacinquenne Mohamed El Mane, avvenuto il 26 luglio del 2010 a Nouadhibou (foto in copertina), la seconda città mauritana, che dista oltre 200 km dalla capitale Nouackott. Il corpo dell'anziano era stato in seguito mutilato. Eppure secondo numerose testimonianze e prove Cissé non poteva trovarsi lì, quel giorno: era in viaggio per Bamako. Un intrigo internazionale che assume sfumature sempre più oscure. Yaya è nato a Mopti, Mali, il 12 febbraio del 1977. Dopo aver…
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Il Marocco non è un paese per giornalisti indipendenti

Il Marocco non è un paese per giornalisti indipendenti

Dodici grandi ong impegnate nella difesa della libertà d'espressione e dei diritti umani hanno scritto una lettera congiunta per sollecitare le autorità marocchine in modo da porre fine agli anni di prigione e molestie che il giornalista Ali Anouzla sta affrontando. Anouzla rischia di affrontare dai dieci ai trenta anni di carcere con l'accusa di aver sostenuto il terrorismo pubblicando un articolo sul sito web Lakome, ormai bandito, che conteneva un link a un articolo del quotidiano spagnolo El Pais, che a sua volta includeva un video pubblicato dalla branca magrebina di Al-Qaida. Secondo gli attivisti, le accuse contro il giornalista, che ora lavora come redattore capo dell'edizione…
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Noi, popolo del Biafra sotto la tirannia nigeriana

Noi, popolo del Biafra sotto la tirannia nigeriana

di Anderline Nkiruka Amamgbo, delegata IPOB È chiaro al tutto il mondo che il presidente Muhammadu Buhari e la sua Nigeria odino a morte la gente del Biafra, è per questo che ogni volta che il popolo del Biafra organizza una protesta pacifica, senza armi (perché non siamo violenti), come quella dello scorso 18 gennaio, Buhari dà ordine immediato alla polizia e all'esercito di iniziare il tiro a segno per ucciderci. Nonostante le nostre proteste siano sempre pacate e, lo ripeto, noi non usiamo mai le armi perché non non siamo violenti e non vogliamo diventarlo. L'IPOB (Indigenous people of Biafra) rappresenta gli indigeni del Biafra. Il suo leader è il principe…
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Se l’etnia viene trasformata in un’arma

Se l’etnia viene trasformata in un’arma

di Giovanni Gugg Quando si parla di Burundi, la mente va subito alla spaventosa guerra interetnica divampata nella prima metà degli anni Novanta tra Hutu e Tutsi. Si tratta di una semplificazione di noi lettori esterni a quella realtà, perché il cosiddetto "conflitto etnico" è, piuttosto, la costruzione politica di una crisi che il più delle volte affonda in ragioni molto diverse, come la disuguaglianza sociale e l'erosione della rappresentanza. Inoltre va precisato che, come ha spiegato su queste pagine Valeria Alfieri, la costruzione dello "scontro etnico" e del "genocidio" si alimenta ampiamente del discorso che ne fanno i mass-media, ovvero…
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Story of a solar fridge

Story of a solar fridge

Per circa 20 anni, violenze e conflitti hanno rappresentato la brutale norma nel nord-est Congo. Diversi gruppi armati combattono per contendersi territori e risorse naturali, intrappolando centinaia di migliaia di famiglie nel fuoco incrociato. Per queste persone, scappare per salvarsi la vita è diventato regolare. Questa regione è molto difficile da raggiungere. Strade poco percorribili, dense foreste pluviali e la presenza di milizie allontanano la maggior parte delle organizzazioni umanitarie. Eppure, nei molti villaggi remoti vivono famiglie che hanno bisogno di essere raggiunte. Una crisi spesso dimenticata, quella della Repubblica Democratica del Congo. Stando alla scarsa copertura mediatica non sembrerebbe, ma milioni di persone…
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