di Joshua Evangelista Aldilà delle idealizzazioni e del romanticismo (storicamente motivato), è interessante capire le motivazioni della rapida avanzata dei ribelli verso la capitale libica. Un'avanzata pianificata nei minimi dettagli con l'ausilio non secondario delle forze speciali di Gran Bretagna, Francia e Qatar, oltre alle consulenze di esercito americano, Nato e amministrazione Obama. Secondo quanto confidato da un ufficiale Nato al Washington Post di ieri, l'obiettivo era quello di creare una "tenaglia", tale da spingere le forze fedeli a Muammar Gheddafi a tornare, da tutte le direzioni, verso Tripoli per proteggerla. Nel processo, le truppe governative sarebbero così diventate obiettivi limpidi per gli attacchi aerei della Nato e contemporaneamente le strade sarebbero state libere per l'avanzata dei ribelli. Domenica le forze anti-Gheddafi sono entrate da ovest dopo un accurato coordinamento con le cellule ribelli presenti dentro la città e…
Gli Stati Uniti per la prima volta accusano formalmente l’Iran di avere accordi con Al Qaeda. Giovedì il dipartimento del Tesoro ha scoperto che il Paese favorisce il passaggio di fondi, armi e militanti, dal Pakistan e Afghanistan per favorire e rafforzare l’organizzazione terrorista. Il network che finanzia Al Qaeda utilizza operativi di stanza in Iran che riciclano fondi proveniente dal Kuwait e Qatar, Paesi ricchi di petrolio. Secondo le indagini il tutto è diretto da Ezedin Abdul Aziz Khalil, un siriano strettamente legato al leader di Al Qaeda nelle regioni tribali del Pakistan, Atiyah Abd al-Rahman. I sospetti degli USA nei confronti dell’Iran sono iniziati nel 2001, quando l’Amministrazione Bush, in seguito all’invasione dell’Afghanistan, dichiarò che molti operativi si erano rifugiati nello stato mediorientale. Scettici invece molti esperti del…
Ha speso 240 milioni di euro per sculture che gli varranno l’inimicizia perpetua della Grecia, eppure il suo popolo lo adora e l’Unione Europea si complimenta con lui per il rispetto dell’accordo sulla Stabilità concordato con l’UE. Nikola Gruevski ha un passato da boxer professionista e un atteggiamento sornione nel suo litigare con ogni paese, lontano e vicino, con cui la Macedonia possa avere a che fare: Grecia, Serbia, Albania in primis. Dice di volere la pace con Atene e al tempo stesso dedica qualsiasi nuova iniziativa ad Alessandro il Grande, della cui discendenza si vanta di appartenere, in un balcanico orgoglio a forza di dna. Nonostante questo, il partito nazionalista guidato da Gruevski – forse sull’onda della paura dell’islamizzazione – è riuscito a ritagliarsi un posto per sé nella…