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Cento anni di ipocrisie sul genocidio degli armeni

di Joshua Evangelista La notte del 24 aprile 1915 il Governo ottomano arrestò ed imprigionò circa 250 intellettuali armeni. Iniziò quello che tutti noi conosciamo come Genocidio degli armeni. Tra la primavera e l'estate del 1915, in tutte le aree non coinvolte direttamente nella guerra, gli armeni furono deportati dalle proprie abitazioni. Gruppi composti da decine di migliaia di persone tra cui donne e bambini furono guidati, per centinaia di chilometri, verso il deserto siriano. Ufficialmente si chiamava “programma di reinsediamento”. Le testimonianze dei sopravvissuti sono colme di racconti sul trattamento brutale dei deportati. Delle vere e proprie marce della morte, fatte, come ha raccontato qualcuno, “con precisione chirurgica”: l'enorme numero di persone fu allontanato dalle proprie abitazioni senza la necessità di distruggere gli immobili, spesso promessi dall'esercito ai mercenari…
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L’Europa fa la guerra ai migranti

di Heaven Crawley, ricercatrice della Coventry University Le ultime morti di migranti nel Mediterraneo - oltre 700 persone sono annegate nel peschereccio sovraffollato che si è capovolto al largo della costa della Libia - segue a una tragedia simile avvenuta la scorsa settimana, in cui a perdere la vita furono 400 persone. Nell'ottobre 2013 più di 360 persone - per lo più provenienti dall'Eritrea - hanno perso la vita quando la loro barca ha preso fuoco ed è affondata al largo delle coste di Lampedusa. Nel settembre 2014 più di 500 migranti sono stati deliberatamente uccisi in mare. L'attacco è avvenuto presumibilmente dopo che si sono rifiutati di salire a bordo di una barca più piccola in mare aperto e, a quanto pare, i trafficanti ridevano mentre li speronavano. In assenza di documenti…
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Romfobia nell’Europa mediterranea: Italia, Spagna e Turchia a confronto

La Risoluzione approvata nel 2011 dall’Ue sulla “strategia per l’integrazione rom” mostrava una situazione allarmante: nel continente migliaia di persone appartenenti a questi gruppi vivono in condizioni di estrema emarginazione e povertà, aggravate dalle politiche di esclusione sociale di alcuni governi. Rom, Sinti, Kalé, Manouches e Romanichels sono circa 16 milioni nel mondo, di cui 12 milioni in Europa, e subiscono gravi discriminazioni, continue violazioni dei loro diritti fondamentali e numerose aggressioni di natura razzista in tutti i paesi di insediamento. Ma qual è la realtà in cui vivono? Partendo da questa semplice domanda, Babelnet ha pubblicato una serie di interessanti articoli che mettono a confronto la condizione dei rom in Italia, Spagna e Turchia. Il rapporto verrà approfondito con tre cicli di inchieste giornalistiche, sostenute da Open Foundation Society.…
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Libia, un mese di posizionamenti militari

di Alessandro Pagano Dritto (@paganodritto)   Dal punto di vista politico è difficile pensare, come si riteneva possibile prima, che il mese appena conclusosi di marzo possa rimanere nella storia recente della Libia. L'osservatore che ne analizza i fatti col senno di poi, ben lungi dal poter dire che non sia successo nulla, stenta francamente a vedere nei suoi trentun giorni azioni di grande rilievo. Doveva essere il mese delle grandi decisioni e invece il 31 è passato senza che nulla di grande venisse deciso: soprattutto doveva essere il mese del governo unitario uscito dai vertici del Dialogo Nazionale patrocinato dalle Nazioni Unite, ma così, nonostante qualche importante passo in più in quella direzione, non è stato.   Attendendo l'Europa, l'Italia annuncia la missione navale Mare Sicuro. Eppure i primi…
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”È ancora il momento di #StareInsieme”, Milano risponde ai terroristi di Tunisi

Tunisi, dopo Parigi. E ogni giorno, dall’Afghanistan alla Nigeria. Poco più di due mesi fa, a Milano, abbiamo sentito la necessità di stare insieme e ascoltare la voce di tutti quelli, e sono tanti, che di fronte alla morte e alla violenza rispondono con il dialogo, la solidarietà e la pratica dei diritti. Oggi, come allora, è importante unire quelli che non fanno distinzione tra le vittime, da Utoya a Baghdad, passando per il Mediterraneo. Perché l’attacco nel cuore di una città europea è doloroso come quello in una capitale del Nord Africa. Non c’è alcuna differenza, per chi crede che diritti, democrazia e libertà siano l’unico antidoto alla guerra, per spezzare il cerchio della violenza e del terrore. Dove l’odio divide, i diritti possono unire. Per non cedere alla…
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