di Daniele Bordoli È rinomato il Carnevale di Oruro, Bolivia, che per i suoi colori, balli scatenati, giochi d’acqua e la forte tradizione è citato da tutti gli esperti di guide turistiche e viaggi a fianco dei celebri carnevali di Rio de Janeiro o Venezia. Ma anche nella sede di governo La Paz si festeggia un Carnevale particolare. Come per la sorella minore Oruro (Patrimonio UNESCO dal 2001), le celebrazioni iniziano circa 10 giorni prima del Mercoledì delle Ceneri, ma i preparativi sono in corso già da mesi. La domenica precedente il vero e proprio weekend di carnevale, infatti si dissotterra il “Pepino”, maschera tradizionale e anima del Carnaval Paceño. Vestito multicolore e con il volto coperto, il Pepino si aggira tra la folla colpendo i malcapitati con salsicce o acqua…
di Giulia Sabella e Caterina Villa Il portone è sempre aperto. Salendo le scale si vedono le fotografie delle donne che sono passate qui prima di noi che sorridono con i loro occhi profondi. Della musica riecheggia per il corridoio, al piano di sopra oggi c’è lezione di coro. Le ospiti siedono intorno a un tavolo e si sforzano di cantare in greco; alcune di loro stanno iniziando a impararlo adesso, grazie al supporto di Melissa Network, l’organizzazione che gestisce questo centro diurno nel cuore di Atene. Dal 2015 il centro garantisce a donne e ragazze rifugiate un posto sicuro dove potersi prendere cura di sé dopo i traumi subiti e le difficoltà affrontate. Non ci sono distinzioni etniche e religiose: tutte quelle che vogliono aiuto e un sostegno pratico…
di Toni Morrison* Tra vita pubblica e vita privata esiste un conflitto, ed è un conflitto che penso debba rimanere tale. Perché sono due modi di vivere che tendono ad escludersi e annullarsi a vicenda. E’ un conflitto che andrebbe mantenuto ora più che mai perché il meccanismo sociale di questo paese, oggi, non consente armonia in una vita che presenti ambedue questi aspetti. Ci deve essere stato un tempo in cui un artista poteva essere genuinamente rappresentativo “della” sua razza ed “in” essa, in cui un artista poteva avere una sensibilità tribale o razziale, ed una espressione individuale di essa. Ci sono tempi e luoghi in cui una singola persona può essere membro della comunità eppure comportarsi in quel contesto come individuo. Un piccolo residuo di ciò lo potete vedere…
È necessario definire l’identità? Quale può essere il contributo che questo esercizio può dare alla compressione del fenomeno migratorio? Affrontare un tema così complesso comporta certamente dei rischi, ma consente di riflettere su una realtà che spesso si tende da più parti a generalizzare, con il rischio di vedere solo alcuni aspetti e non vederne, in filigrana, altri. di stefano rota, associazione transglobal “I’ve nothing to lose, beta day i seek for” post su Facebook di E.G.F., richiedente asilo diniegato, ma ostinatamente presente In due articoli recenti (Cittadinanza postmigratoria e Demos migrante), ho provato a mettere in evidenza alcuni aspetti dell’attuale fenomeno migratorio sulla base di presupposti che, al netto del limite oggettivo che il mio punto di vista riesca a esprimere, tentano di contribuire, in qualche misura, all’ampliamento della visuale…
di Marco Marano La notizia arrivava nella prima mattinata di venerdì 6 gennaio: intorno alle 2,30 l’ex centro di accoglienza per migranti Baobab, in via Cupa 5 a Roma, prendeva fuoco. Le fiamme coinvolgevano interamente i 1000 metri quadrati di quello che era stato l'unico punto di riferimento per i rifugiati in transito, mentre 300 metri quadrati di tetto, composto da legno e lamiere, crollava impietosamente. Una situazione disastrosa che fortunatamente non causava feriti o intossicati. Sul luogo accorrevano i vigili del fuoco e la polizia. Le operazioni di bonifica venivano completate alle 6,30. Le cause non sono state accertate e dunque le ipotesi possono essere varie. Il dolo prima di tutto, ma da parte di chi? Potrebbe essersi trattato di un tentativo di ritorsione nei confronti di qualcuno, legato…