Una gremita e variopinta Piazza Vittorio, centro pulsante dell'anima interculturale della Capitale, ha ospitato ieri migliaia di persone unite dallo sdegno per i bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza (l'Operazione Margine Protettivo - che ha finora ucciso circa 800 palestinesi - ha puntato il mirino anche contro ospedali, ambulanze, scuole, moschee, edifici ONU). Foto di Federica Polselli
«Stando ai dati dell'altro ieri, i feriti sono 1687. Secondo l'Onu, il 77% sono civili». A parlare è Stefano Zannini, responsabile del dipartimento supporto alle operazioni di Medici Senza Frontiere, che da anni è attivo a Gaza. Intervista di Giulia Sabella. Qual è la situazione sanitaria a Gaza? Le strutture sanitarie locali hanno risposto molto bene sin dall'inizio, riuscendo a gestire il flusso crescente di feriti. Nonostante questo ci sono una serie di problemi che rischiano di aggravare la situazione nei prossimi giorni. Innanzitutto diverse strutture medico-sanitarie sono state danneggiate. Secondo l'Onu sono circa 23, e si tratta di un numero importante se pensiamo che Gaza ha circa 2 milioni di abitanti. Il secondo elemento da tenere in considerazione è la carenza cronica di medicinali. Con l'apertura, tre giorni…
Davanti alla sede Rai di Napoli, nella capitale indonesiana, Jakarta, o nel tribolato Kashmir, cambia poco: i nostri collaboratori Annamaria Bianco, Etha Ngabito e Arif Bashir Wani ci hanno chiesto di pubblicare foto di manifestazioni spontanee e sit in di solidarietà con Gaza. La lista delle comunità che in giro per il mondo hanno deciso di far sentire la propria voce è grande, e spesso sorprendente. Qui le foto dei nostri reporter.
Il 15 luglio, davanti alla sede della Nazioni Unite a New York, migliaia di appartenenti a Neturei Karta (gruppo internazionale di ebrei antisionisti) hanno manifestato contro i bombardamenti sulla Striscia di Gaza (foto di Neturei Karta International). LEGGI ANCHE: Bugia n.2: “Il problema di fondo è la convivenza tra religioni diverse”
Il carismatico frontman dei Pearl Jam - dal palco del National Bowl a Milton Keynes (Inghilterra), durante il concerto di venerdì - ha espresso la sua frustrazione per la violenza a Gaza. Eddie Vedder ha posto enfasi sulla libertà di cui godeva in quel momento il suo pubblico, ricordando alle decine di spettatori che "mentre sta accadendo qualcosa di positivo, non troppo lontano ci sono popoli che sganciano fottute bombe sull'altro". Non è mai stato menzionato Israele per nome, ma il cantante ha denunciato coloro "alla ricerca di una ragione per varcare il confine e prendere possesso di una terra che non gli appartiene", sostenendo che "dovrebbero andarsene dalle scatole e pensare ai cavoli propri". La rabbia per quanto sta accadendo in Medio Oriente è accompagnata dalla presa di coscienza del rapporto…