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Una sentenza tedesca per non dimenticare il genocidio degli yazidi

Quello degli yazidi è stato un genocidio silenzioso, compiuto nell’indifferenza dell’Europa che non ha saputo, voluto o potuto intervenire. Ma proprio da questa Europa è arrivato un segnale di giustizia. Un jihadista iracheno è stato condannato all'ergastolo dall'Alto Tribunale regionale di Francoforte per genocidio. L'uomo aveva torturato una donna yazida e la sua bambina di cinque anni, lasciata morire di caldo e di sete. “È un’iniziativa giudiziaria coraggiosa”, spiega l'avvocata della Corte internazionale di giustizia Maria Stefania Cataleta. Alcune correnti islamiche li chiamano “spegnitori di lampade”, alludendo ad una supposta promiscuità sessuale che praticherebbero negli oscuri anfratti in cui celebrano i loro riti religiosi. Altri – sunniti, cristiani e non solo – li etichettano, senza se e senza ma, come “adoratori del diavolo”. In realtà gli yazidi non sono nulla…
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Il futuro degli iracheni dopo la visita del Papa

Il viaggio di Papa Francesco è stato uno degli appuntamenti più incredibili del 2021. Nonostante le preoccupazioni per il coronavirus e una situazione di sicurezza precaria nel paese – con una base militare presa di mira da un attacco missilistico proprio due giorni prima della partenza – Francesco è riuscito dove Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non hanno potuto: ha visitato la comunità cristiana locale, decimata dalla guerra e dalle persecuzioni; ha messo piede nella Mosul liberata da Daesh; ha incontrato l'ayatollah sciita Ali al-Sistani in una piccola stanza spoglia nella città santa di Najaf. Un "ultimo disperato appello per la giustizia e la pace", lo hanno descritto diversi analisti come Marc Santora sul New York Times. Dopo la sconfitta di Daesh nel 2017, le tensioni tra stato iracheno…
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La burocrazia italiana sta mettendo in pericolo una leader d’opposizione condannata in Turchia

In Turchia Nuran Yılmaz è stata membro di spicco dell'HDP, il partito d'opposizione guidato da Selahattin Demirtaş. Ha fondato una cooperativa di donne, gestito una rete di protezione per donne vittime di violenza domestica ed è fuggita dai cecchini durante l'assedio di Cizre del 2016. Su di lei c'è una condanna a cinque anni di carcere. Oggi vive in Italia, in attesa del riconoscimento della protezione internazionale. Che tarda ad arrivare. di Joshua Evangelista Ci incontriamo a casa sua, in un palazzo di Pioltello, a est di Milano. Condivide l’appartamento con due connazionali, che ci accolgono con della frutta fresca e tanta voglia di condividere le proprie storie, altrettanto incredibili e che meriterebbero ampio spazio. Ma ci concentreremo sulle vicende di Nuran perché se le verrà negato il riconoscimento della…
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Il massacro dei curdi di Halabja è un monito all’odio di oggi

Il 16 marzo 1988, durante la guerra Iran-Iraq, l’esercito iracheno uccise circa 5000 curdi di Halabja attraverso armi chimiche. Una rappresaglia contro la popolazione curda che non aveva frapposto sufficiente resistenza al nemico iraniano. Ad oggi l’attacco contro i curdi di Halabja è il più grande massacro condotto attraverso armi chimiche nella storia dell’uomo. Un museo e un’associazione di cittadini di Halabja ci spiegano che la memoria di ieri può essere antidoto all’odio di oggi. di Martino Pedrazzini “Ci sono colline verdissime e panorami che ricordano l’Irlanda!” E ancora: “Le montagne sono innevate e sembra di stare tra le Alpi!” Così dicevano... I quasi cinquanta gradi dell’ora di pranzo, le immense distese di erba ingiallita dal sole e i rarissimi alberelli solitari paiono descrivere una realtà ben diversa. I miei amici…
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Gli oggetti smarriti che raccontano la vita dei rifugiati in viaggio per l’Europa

Un orologio regalato da un padre al figlio il giorno prima che lasciasse l'Afghanistan. Una lettera scritta da un siriano a suo fratello. Un Corano smarrito nei boschi macedoni da un'insegnante irachena in fuga con i suoi tre figli. Sono alcuni degli oggetti di cui parla Lost & Found, un documentario in via di sviluppo sugli oggetti personali persi dai rifugiati che viaggiano verso e attraverso l'Europa e, soprattutto, sulle storie dei loro proprietari. Lettere, fotografie e giocattoli che spesso sono tutto ciò che rimane delle pericolose rotte percorse dai loro proprietari. E, a volte, delle loro vite. Un viaggio alla scoperta di questi uomini, donne e bambini per restituire loro gli oggetti perduti. Il progetto è nato nei dintorni di Subotica, un villaggio tra Ungheria e Serbia. Qui Tibor Varga, pastore protestante…
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