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Lavoratori stranieri, al via la sanatoria per regolarizzarli

È partita la procedura di emersione per regolarizzare i lavoratori stranieri in nero: fino al 15 ottobre, sarà possibile presentare una mini sanatoria attraverso il versamento di un contributo forfetario di 1000euro e la presentazione della documentazione attestante l’avvenuto pagamento di almeno sei mesi di stipendio regolare, comprensivo di tasse e contributi. Una procedura interamente on line, che consentirà alle centinaia di migliaia di lavoratori irregolari presenti sul territorio italiano di “emergere” nel godimento dei loro diritti assistenziali. Per usufruire della procedura –precisa il Viminale- gli stranieri che svolgono attività lavorativa in nero devono avere un impiego a tempo pieno, ad eccezione di chi svolge mansioni domestiche o a domicilio: in questo caso, anche il lavoratore part-time potrà essere regolarizzato. Ulteriore condizione necessaria per la validità della procedura di emersione…
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Lavoro, permesso di soggiorno a chi denuncia il caporale

Nuove norme dal Consiglio dei Ministri a favore dei lavoratori immigrati irregolari. Pene più severe per chi assume e sfrutta un immigrato irregolare e permesso di soggiorno per lo straniero che denuncia chi lo fa lavorare in nero. Il ministro Andrea Riccardi insieme ai ministri per gli Affari Europe e del lavoro hanno attuato quindi, grazie allo schema di decreto legislativo approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, la direttiva europea 2009/52/CE sulle “norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare”. La nuova normativa prevede pene più severe per i caporali, per i quali la legge Bossi-Fini prevedeva già l’arresto da tre mesi ad un anno ed una multa di cinquemila euro per ogni…
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Viaggio in un centro d’accoglienza, sospesi tra Africa ed Europa

di Valentina Tortelli Ahmed pollo, Eric anche pollo, Mehdi invece, pesce. E' l'elenco del centinaio d'ospiti, ripartito per genere e nazionalità e smarcato attentamente dagli operatori. Sono le 13, ora di pranzo. Loro, gli ospiti, arrivano, prendono il loro pasto in confezioni monodose sigillate e inserite in un sacchetto di plastica e tornano in camera. Così da settimane, mesi. Così, per qualcuno di loro, da 365 giorni: un anno. Siamo nel centro di accoglienza di Falerna (Catanzaro) uno dei vari gestiti dal consorzio di cooperative sociali CalabriAccoglie. Di centri come questo, allestiti per far fronte – nel 2011 – all'emergenza Nord Africa, in Italia ce ne sono tantissimi. Tantissimi nelle stesse condizioni, che significano prima di tutto ospitalità ad oltranza, significano richieste di asilo, dinieghi, ricorsi. Cioè significano attesa. A…
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Quello che (non) ho, cosa significa ‘pomodoro’ – video

Yvan Sagnet, 27enne del Camerun, studia ingegneria al Politecnico di Torino. Al programma Quello che non ho di Fabio Fazio e Roberto Saviano trasmesso su La7 Yvan ha raccontato la sua estate a Nardò dove, per mantenersi agli studi, è andato a raccogliere pomodori. Il caporalato, le condizioni disumane e la rivolta dei lavoratori raccontati dagli occhi increduli di chi non conosce cosa succede ai lavoratori a cottimo nel sud d'Italia.
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La dura vita dei sikh dell’Agro Pontino – Video

Sono quasi 30mila i migranti provenienti dal Punjab stabilizzatisi tra Roma e la provincia di Latina. Noti ai più per le loro multicolori celebrazioni religiose, per le feste e le danze, i sikh laziali sono principalmente impiegati come braccianti. E, distogliendo leggermente lo sguardo dalle pittoresche tradizioni popolari, si scoprono storie di sfruttamento, di caporalato e schiavitù. Come riporta in Paese Sera il sociologo Marco Omizzolo, autore del video insieme a Giordano Cossu, Saverio Paoletta e Harvinder Singh, "nell'Agro Pontino esiste da anni una comunità numerosa e pacifica. Si tratta dei sikh, migranti provenienti dal Punjab. Sono impegnati prevalentemente in agricoltura come braccianti. Un lavoro durissimo per il quale guadagnano poche centinaia di euro al mese. Le loro condizioni di lavoro, a volte, rasentano la schiavitù".
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