Il governo di Hamas ha avviato ieri la demolizione di 120 abitazioni “abusive” nella Striscia di Gaza. Il governo giustifica questa azione dichiarando che le case, appartenenti a famiglie palestinesi molto povere, sarebbero state costruite illegalmente su terreni pubblici. La zona, evacuata dalla polizia, è situata nei pressi dell’università al Azhar di Gaza city ed è abitata dal 1948. Le autorità vorrebbero trasferire gli abusivi a Deir al Balah e nella zona di Karni, vicina alle postazioni militari israeliane che sorvegliano la linea di demarcazione tra Israele e Gaza, ma le famiglie si oppongono. Già lo scorso febbraio il governo di Hamas aveva demolito altre abitazioni abusive nella zona di Hamami (Gaza city) allo scopo di allargare la strada costiera, la Rashid Road.
L'Unità pubblica la lettera di un giovane studente palestinese travolto dalla burocrazia italiana, che nullifica sei anni di residenza nel nostro Paese e impedisce persino la possibilità di andare a trovare la sua famiglia in Australia. «Sono uno studente palestinese di religione cristiana (Chiesa Greco-Ortodossa) costretto a lasciare Gaza per le ragioni che si possono intuire. Sono arrivato in Italia il 30 dicembre 2004 ed ho ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di studio. Dal mio arrivo ho conseguito una laurea in Scienze e Tecnologie Orafe presso l’Università Milano Bicocca e, attualmente, frequento il Master in Ingegneria nel settore orafo presso il Politecnico di Torino, sede di Alessandria. In questi anni ho pagato le tasse universitarie svolgendo un lavoro part-time come guardiano notturno presso la Fondazione “la Vincenziana”. Il…
"Nel principio stesso di democrazia è presente l’uguaglianza tra uomo e donna". Rovesciati i governi autoritari, le donne della primavera araba continuano la loro lotta per una società diversa, più equa. Questo desiderio di cambiamento è stato il fulcro di un dibattito ospitato dal Parlamento Europeo, che ha visto come ospiti proprio le protagoniste della ribellione nordafricano-mediorientale. Perché il tempo è giunto. The time has come. di Gabriele Aluigi Le abbiamo viste scendere in piazza, manifestare, protestare, riprese dalle telecamere di tutte le televisioni mondiali, lodate e descritte con ammirazione dai giornalisti che hanno osservato il loro fervore nella ribellione storica contro i regimi dittatoriali del nord Africa nel corso della Primavera Araba dell’anno scorso. Sono le donne tunisine, le donne libiche, le donne egiziane, donne che hanno scelto di divenire…
Continua ad essere rinnovato, con fermezza, lo sciopero della fame che dalla metà di aprile coinvolge circa 1.600 palestinesi detenuti in Israele per reati legati all'Intifada. Tra questi, stando alla stampa palestinese, due reclusi sono in condizioni di salute che destano molta preoccupazione. Altri dieci sono stati ricoverati nei giorni scorsi. La situazione preoccupa anche la stampa israeliana: il quotidiano Yediot Ahronot afferma che la situazione è esplosiva e che rischia di uscire di controllo qualora uno dei detenuti dovesse morire. In un comunicato diffuso la scorsa notte (citato stamane con grande evidenza dalla stampa nei Territori), i dirigenti della protesta smentiscono che negli ultimi giorni si siano registrati progressi nella vertenza con il servizio carcerario israeliano e ribadiscono di essere determinati a portare avanti a oltranza la propria protesta.…
Omar Ghraieb, blogger palestinese, racconta in un post fiume le difficoltà di vivere a Gaza tra i pregiudizi dei suoi connazionali e lo stato perenne d'assedio mentre c'è chi utilizza la questione palestinese per fini personali o per forzate strumentalizzazioni politiche. Premessa: non sto generalizzando. Non sto parlando di tutti i palestinesi o di tutti i filo-palestinesi, né sto parlando di coloro che hanno fatto tutto quello che sto per citare. Sto parlando di persone che abusano della Palestina. Chi sono io per giudicare, vi chiederete. Avete ragione, non ho nessun diritto per giudicare; sto solo condividendo con voi le mie osservazioni. Non i miei giudizi. Vivo con due attrazioni contrastanti dentro di me che rappresentano una lotta interna: appartengo a questa terra ma mi sento un estraneo allo stesso…