segregazione

Il redditizio business dei muri nell’era dell’apartheid globale

Il redditizio business dei muri nell’era dell’apartheid globale

Eventi epocali come la caduta del muro di Berlino e la fine del sistema di apartheid in Sudafrica segnarono l’inizio del sogno di un mondo più unito. Eppure, oggi viviamo circondati da muri e barriere — ben 63, secondo un recente studio. C’è chi non esita a dire che stiamo vivendo nell’era di un apartheid globale, in cui confini militarizzati costruiti su ideologie razziste segnano l’esistenza di un mondo santificato ‘al di qua’ e un mondo demonizzato ‘al di là’, dove alle persone vengono negati i diritti più fondamentali. Articolo di Ilaria Cagnacci, foto-copertina di Délmagyarország/Schmidt Andrea. Secondo un recente rapporto…
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Rosa Parks, “the woman who didn’t stand up”

Rosa Parks, “the woman who didn’t stand up”

Montgomery, Alabama. Il 1 dicembre 1955 Rosa Parks si rifiutò di cedere il proprio posto a un bianco e di andare nello scompartimento dell'autobus riservato ai neri, stanca di essere trattata come una cittadina di seconda classe. Fu arrestata e incarcerata per condotta impropria e per aver violato le norme cittadine. La stessa notte, Martin Luther King e altri cinquanta leader della comunità afro-americana decisero di reagire all'episodio. L'indomani cominciò il boicottaggio dei mezzi di trasporto. La risposta, pacifica ed efficace, durò oltre un anno e portò alla rimozione della legge che legalizzava la segregazione. Nel 1956 la Corte Suprema decretò incostituzionale la segregazione sui pullman pubblici dell'Alabama.
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