Parigi, il pianto di rabbia della comunità curda. E la pace è sempre più lontana

La comunità curda di Parigi, riunitasi oggi in Place della Bastille, porta avanti da giorni la propria indignazione per l’assassinio di tre attiviste del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan), i cui corpi, ritrovati nella notte di mercoledì scorso, portano tracce di un’esecuzione sommaria: un colpo alla testa probabilmente sparato al silenziatore. Il tutto all’interno della sede dell’organizzazione, al primo piano di un immobile in Rue Lafayette. Un avvenimento shock che ha scatenato la rabbia dell’intera comunità: centinaia dei suoi membri hanno scandito slogan anti-turchi ed altri hanno sventolato bandiere con l’immagine di Abdullah Ocalan, il leader dei ribelli curdi incarcerati, mettendo a rischio le trattative di pace con la Turchia attualmente in corso.  E mentre una larga parte dei 150.000 curdi di Francia è accorsa da ogni dove nella capitale per dimostrare la propria solidarietà alle famiglie delle vittime e agli altri militanti, altre proteste si sono svolte contemporaneamente anche a Marsiglia e a Strasburgo.

“Dietro questi omicidi ci sono sicuramente forze che non vogliono la risoluzione del problema curdo e la volontà di disturbare il processo di pace”, ha dichiarato Songül Karabulut, presidente della Commissione Affari Esteri del Congresso Nazionale del Kurdistan senza accusare direttamente i partiti di estrema destra turchi, come invece hanno fatto i leader dell’organizzazione, mentre il primo ministro Recep Tayyip Erdogan, ha suggerito piuttosto l’ipotesi di una “resa dei conti” all’interno del PKK, ma la polizia francese non ha ancora accertato le circostanze del delitto, né ha scovato i colpevoli. Il Presidente Hollande, dal suo canto, ha definito “orribile” quanto avvenuto, affermando di conoscere personalmente una delle tre donne uccise, Sakine Cansiz, 55 anni e fondatrice del Movimento, ma i suoi connazionali lo accusano di essere complice degli assassini e scalpitano nell’attesa di una risposta.

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Secondo la testimonianza di Léon Edart, responsabile della Federazione delle Associazioni Curde, le tre donne erano sole al momento della loro morte e soltanto quando un altro membro dell’associazione ha cercato di raggiungerle invano, dei loro amici, preoccupati, si sono recati sul posto, dove hanno trovato tracce di sangue sulla porta, che hanno allora sfondato, ritrovando i corpi.

Assieme al cadavere di Sakine sono stati ritrovati anche quelli di Fidan Dogan, presidente del Centro di Informazione Curdo, attraverso il quale teneva costantemente aggiornati media francesi sulla situazione dei propri connazionali pur essendo nata e cresciuta in Europa; e della giovane attivista Leyla Soylemez.


Profilo dell'autore

Annamaria Bianco
Giornalista pubblicista dal 2012 e dallo stesso anno vagabonda fra Europa, Medio Oriente e Nord Africa. Traduttrice, anche. Il cuore come il porto della sua Napoli, scrive per lo più di interculturalità e mondo arabo-islamico.
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