Borneo, l’arte di vivere insieme nei tradizionali banchetti Saprahan

 

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Il villaggio di Limbung, Borneo Occidentale, ha recentemente ospitato un’importante evento culturale – Le Performances Interculturali ed il Rituale Tolak Bala – in cui sono state rappresentate attraverso l’arte le diverse etnie presenti nel distretto, come quella giavanese, Bugis, Malay, cinese e molte altre.

Tra i vari eventi, ve n’è uno in particolare che ha attirato l’attenzione, la tradizionale gara del Saprahan. Le partecipanti erano casalinghe e donne in carriera provenienti da molteplici cerchie. In questa competizione sono tenute a realizzare dei piatti di fantasia dal sapore conservativo, proponendo per tutti un menù creativo. Ma la presentazione di queste pietanze fa riferimento alla tradizione del Saprahan.

 “Questo evento diverrà un appuntamento annuale. L’obiettivo è quello di esplorare il potenziale della cultura sino ad ora trascurata per portarlo in superficie. Kubu Raya è infatti un punto d’incontro per i cittadini di questo comune, formati da diversi tipi di etnie, per tale motivo manifestazioni come questa sono fortemente necessarie,” afferma Busri Ismail, Direttore dei Dipartimento per la Cultura ed il Turismo a Kubu Raya.

 “E, per quanto riguarda il Saprahan stesso, in realtà non sarebbe una gara. Sebbene siano date delle valutazioni da parte della giuria che è stata nominata, si tratta più propriamente di un modo per ricordare e raccogliere la comunità. Tenere una tradizione come questa (il Saprahan) sta diventando una cosa obsoleta. Se non le tramandiamo e reintroduciamo, andranno perse col passare del tempo,” aggiunge l’uomo, in veste anche di Presidente del Concilio Artistico del distretto. La manifestazione, svoltasi per la prima volta, è stata accolta con aria festosa. Decine di ospiti vi hanno preso parte con entusiasmo, soprattutto per quanto riguarda la tradizione Saprahan, lungi però dall’essere perfetta come un tempo.

L’ANTICA TRADIZIONE DEL SAPRAHAN – Cos’era in passato il Saprahan? In lingua indonesiana Saprahan fa riferimento ad un banchetto che coinvolge molte persone, le quali si siedono in fila, l’una di fronte all’altra, tutte insieme. Solitamente questa tradizione si svolge durante i matrimoni, anche come augurio per il tolak bala (per scacciare la sfortuna), dalle comunità Malay Sambas, di Mempawah e di Pontianak, le quali durante il tale cerimonia si arricchiscono di elementi di grande valore per la vita della società. Tuttavia al giorno d’oggi l’evento si discosta dal rito originario, dal modo di sedersi durante il banchetto non si può, infatti, più fare distinzioni e capire la posizione di ciascuno secondo la struttura sociale nella comunità.

 Se si seguisse la tradizione storica originale, uomini e donne non potrebbero sedersi l’uno di fronte all’altra. Ciò viene però oggi permesso per custodire il valore dello stare insieme. Fra uomini e donne non viene più evidenziata alcuna differenza durante il banchetto. Per coloro che non sono sposati, si può prendere posto alternativamente, diversamente da quanto accadeva durante le cene di famiglia.

 “Tuttavia prima di essere proposto, il cibo dev’essere adagiato su un lungo panno verde o bianco, e servito in un piatto da portata. Il panno ha una lunghezza minima di due metri, per poter ospitare il cibo necessario a sfamare da cinque a dieci persone,” spiega Mochtar Rimbun, 64 anni, Leader della Comunità.

Secondo quest’uomo, nella tradizione del Saprahan vi erano ufficialmente tre fila. Queste venivano occupate a seconda dello strato sociale a cui ognuno apparteneva all’interno della società. Nella prima linea stavano coloro che ricoprivano una posizione importante. Nei tempi antichi era riservata al re ed ai grandi studiosi, i più autorevoli del regno.

“Al giorno d’oggi tale fila può essere occupata solamente dai funzionari. Per quanto riguarda la seconda linea di persone invece, essa viene assegnata ai parenti più prossimi, infine la terza fila è per il pubblico in generale,” aggiunge Mochtar.

All’interno della tradizione del Saprahan vi sono anche dei tratti unici, come il colore uniforme nella disposizione dei piatti. Se il colore scelto è il bianco, allora tutta la zona sarà dello stesso colore.

I piatti per il cibo sono solitamente in ceramica o alluminio bianco, accompagnati da un panno o tovagliolo. Tali piatti vengono portati da un gruppo di persone, che per il Saprahan indossano un uniforme, si tratta di tre o cinque addetti con guanti e calzini bianchi.

L’ABITO TIPICO – L’abito tipico è il Telok Belanga (un abito tradizionale Malay) in un tessuto con un motivo a spina di pesce, e la cortesia degli addetti è molto alta. Questo perché per ricevere gli ospiti, ci vuole lungimiranza, dote necessaria per ottenere tale incarico. Così si deve essere anche molto bravi a scegliere, ed a disporre gli ospiti in visita secondo la fila e la persona, e lo strato sociale di coloro che sono venuti.

Quando le file sono piene di gente, subito vengono preparati i piatti per gli ospiti. Il numero degli addetti incaricati è stabilito, ed essi non dovrebbero venire disturbati da altre persone. I responsabili devono essere abili a posare e gestire piatti e contorni. La disposizione dev’essere allineata, nei piatti di pesce la testa è rivolta verso est. Seguono poi una serie di altri prodotti alimentari elaborati, e tutto è impostato allo stesso modo.

Se qualche cosa è posizionata erroneamente, allora tutto può risultare antiestetico, addirittura andando ad intaccare l’atmosfera dello stare insieme, l’uniformità e la compattezza. L’ospite qualora dovesse notare una cosa simile, sbagliata, allora lo deve notificare immediatamente, in modo tale che la posizione venga presto corretta. Tuttavia, è dovere degli addetti essere pronti a disporre il tutto.

I CONTORNI – Mentre l’invitato sta mangiando, i responsabili devono prestare molta attenzione ai contorni che sono di fronte agli ospiti. Se questi finiscono, devono essere immediatamente sostituiti, con procedure adeguate.

“Mai e poi mai sostituire un contorno finito con del cibo portato dalla piastra della cucina direttamente davanti all’invitato, e quindi trasferire il cibo in un piatto già utilizzato in precedenza,” mette in guardia Mochtar.

All’interno del banchetto del Saprahan vi sono anche uno o più individui chiamati con il nome di Capo Paret. Il Capo Paret che viene nominato è una persona che siede nella prima fila, quella più importante, per determinare quando il pasto ha inizio e quando è concluso. Quando il Capo Paret comincia a mangiare, allora viene seguito da tutti gli altri. Analogamente, se costui smette, tutta la gente lo deve seguire.

“Se qualcuno prosegue col banchetto, costui potrà essere definito soltanto come avido. L’implementazione di tutto ciò è il senso di un destino comune, dello stare insieme, del rispetto delle buone maniere come apprezzamento al leader o alle persone anziane. Perché il capo dimostra come la condotta gentile e buona sia piena di cortesia,” afferma Mochtar.

“La presenza del rispetto reciproco glorifica il leader. L’ospite non può precederlo. Solitamente, ci si siede e si mangia tutti insieme, come segno di fratellanza di tutta la comunità,” aggiunge.

CAPO PARET – Nei tempi antichi, la posizione di Capo Paret spettava sicuramente al re. Ma al giorno d’oggi è una carica ricoperta da un funzionario, o da quelli tra gli invitati che sono più anziani. Il Capo Paret è davvero considerato speciale. Costui o costoro dispongono tra l’altro di piatti presentati in un vassoio di colore dorato, una ciotola per lavarsi le mani e salviette pulite. Ad inizio pasto i padroni di casa invitano al rispetto del Capo Paret per poter poi iniziare il banchetto.

IL MENU’ OBBLIGATORIO – All’interno della tradizione del Saprahan vi è un menù fisso da cui non ci si dovrebbe mai discostare. Come la zuppa piccante sayur asem con il pesce. Per tale zuppa si utilizza tipicamente il pesce Patin come ingrediente principale. Poi vi è l’ananas cotta come il ‘rendang’, pesce sotto sale, pollo, la banana reale, e non si può dimenticare la pasta di peperoncino. In alternativa può essere servito del Tempoyak -preparato con il frutto durian- e vi è poi il Calok, con gamberetti a cui si aggiunge il chilli.

Tutti i contorni vengono serviti in tre portate. Con questo s’intende che vi sono tre sessioni di piatti diverse per gli invitati che si presentano al banchetto. Per prima cosa essi ricevono l’invito dai padroni di casa.

Come di consuetudine, se in Capo Paret ha finito di mangiare, viene seguito da tutti gli altri appoggiando il cucchiaio in modo diverso. Tuttavia, generalmente ciò viene fatto muovendo le mani, senza utilizzare un cucchiaio. Per la seconda portata, ci si inizia a muovere come in precedenza. Ha inizio così la seconda sessione indicata, e viene anche annunciato a parole che si sta aspettando la seconda portata con il dessert, qui vi sono dolci accompagnati da tazze di caffè servito in piccole ciotole, chiamate ‘kopi mak Jande’.

Per l’evento seguente, la terza fase, la bevanda che viene portata è il sorbetto, o meglio un succo preparato con erbe dal colore rosso cuore. Questo sorbetto viene servito come segnale che l’evento si è concluso e gli ospiti abbandoneranno presto il banchetto. Alla fine della cerimonia il Capo Paret nomina qualcuno per leggere le Benedizioni del Profeta (Shalawat Nabi).

Secondo Mochtar, nel banchetto del Saprahan nulla è lasciato al caso. Perché ogni regola contiene all’interno di sé la saggezza locale ed è ricca di valori. In questo caso, se verrà interiorizzata e ne sarà carpito il significato e l’intento, allora tutto sarà più significativo.

“Esistono inoltre delle restrizioni che si applicano nella cerimonia del pasto del Saprahan. Ad esempio non si può parlare volgarmente o imprecare. Sputare non è ammesso. Gli starnuti non sono consentiti, altrimenti si deve immediatamente lasciare il banchetto e si viene sostituiti con qualcun altro,” spiega.


Profilo dell'autore

Jemy Haryanto
Sono nato e vivo tutt'ora in Indonesia. Una nazione plurale, multiforme, con migliaia di isole, migliaia di tradizioni, di etnie, di lingue locali. Sono 11 anni che lavoro nel mondo del giornalismo, ho iniziato da un piccolo giornale locale, per poi diventare inviato televisivo per un'emittente nazionale. Ora, oltre a scrivere per Frontiere News, lavoro come giornalista full time per un rivista internazionale, e faccio anche il Freelance. Sono sposato con una donna italiana, che mi continua a dare l'energia per scrivere. Non sono un amante della politica, ma nei miei articoli cerco di trasmettere il mio amore per la natura, le tradizioni e le usanze dei popoli.

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