Pooja, 19 anni, e Aarti, 22, sono diventate eroine nazionali. Grazie al video della loro difesa sul bus, la polizia di Haryana, stato dell’India settentrionale, ha arrestato tre uomini colpevoli di molestie sessuali. Nel video si vedono le due studentesse picchiare gli aguzzini con una cintura mentre altri passeggeri guardano in tranquillità la scena.
“Abbiamo arrestato tre uomini. La persona principale coinvolta è Kuldeep Singh. Gli altri due coinvolti sono Mohit e Deepak. I tre saranno presentati domani tribunale e poi verranno prese in custodia giudiziaria”, ha detto funzionario un funzionario di polizia, Gajendra Singh, a media locali.
Un’escalation di violenza culminata nel momento in cui uno degli uomini ha iniziato a colpire le donne. Poi la reazione, raccontata da Pooja al Mail Online: “Incontriamo questo tipo di incidenti su base giornaliera. E’ stato solo quando i ragazzi hanno iniziato a disturbare una donna incinta che ci siamo ribellate. Abbiamo pensato che questi ragazzi meritassero una lezione e li abbiamo picchiati. Volevamo dimostrare che noi ragazze non siamo deboli ma in grado di difenderci. Volevamo davvero prenderli a calci. Non mi sono pentita, ho fatto la cosa giusta”.
L’ennesimo caso di violenza sulle donne, con una fine diversa grazie al coraggio di singole persone, che fa gola alla politica locale. Così Dhankar del partito di maggioranza BJP ha detto che le due ragazze sono fonte di ispirazione per tutti e offerto una ricompensa in denaro per loro. “Ogni ragazza dovrebbe mostrare il coraggio delle due ragazze. Io rispetto il loro coraggio. A entrambe saranno consegnate 31.000 rupie (circa 498 dollari)”.
Insomma, una ricompensa fai-da-te, quando le leggi indiane impediscono l’identificazione dei nomi delle presunte vittime di molestie sessuali. Nel dicembre 2012 il brutale stupro di gruppo di una studentessa di medicina ventitreenne a New Delhi aveva causato indignazione nazionale con proteste di massa in tutto il paese per ottenere leggi sullo stupro severe e processi rapidi per punire i colpevoli.
E intanto resta il problema del cosiddetto “eve-teasing” un eufemismo utilizzato in India (e ora anche in Nepal e Bangladesh) per le molestie sessuali. Con Eva si allude alla prima donna, secondo il racconto biblico della creazione, la cui natura tentatrice sarebbe la causa di commenti a sfondo sessuale, palpate in luoghi pubblici e così via.
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