di Massimo Maravalli
Il rapporto “Dispossession & Exploitation”, pubblicato nel maggio 2011 dall’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, contiene un inquietante bilancio della situazione sul territorio palestinese della Valle del Giordano e della parte settentrionale del Mar Morto. Queste zone costituiscono un chiaro esempio dell’intento politico dello stato ebraico nell’area C, che ufficialmente appartiene alla Palestina ma di fatto è sotto il totale controllo israeliano.
Espropriazione dell’area “C”. Secondo l’associazione umanitaria, i siti occupati, sarebbero: le grotte del Qumran (dove sono stati ritrovati i famosi manoscritti degli Esseni), il Wadi Qelt (dove si trova l’antico acquedotto), tutta la zona settentrionale del Mar Morto dove si trovano le sorgenti della riserva di Ein Fashkha (oasi naturalistica e sito archeologico) e Qasr Alyahud (luogo sul fiume giordano dove fu battezzato Gesù). Per giustificare le confische, gli israeliani dichiarerebbero queste aree come “terra di stato”, “zone di tiro militari” e “riserve naturali”.
La confisca di case e terreni. Negli ultimi anni, l’Amministrazione Civile israeliana ha demolito molte strutture delle comunità beduine situate nelle zone interessate, anche se alcune di queste erano state costruite prima del 1967 e molti altri ettari di terreno sono stati espropriati nel tempo ai residenti. Solo negli ultimi quindici giorni, nella Valle del Giordano l’esercito israeliano ha demolito circa 27 strutture abitative sfrattando più di 140 palestinesi. I villaggi più colpiti sono stati Al-Hadidyia, Khirbet Yerza e Fasayil. Ancora adesso le demolizioni continuano. Dall’inizio dell’anno sono state demolite 103 strutture residenziali contro le 86 del 2010 e le 28 del 2009 e più di 700 persone, di cui 342 bambini, sono state cacciate dalle loro case. Come conferma il report della B’Tselem, il numero delle demolizioni e in continua crescita.
Interessi economici israeliani. La stabilità economica di tutto il territorio interessato è stata compromessa proprio a seguito dell’intervento dei militari israeliani. Lo Stato di Israele, infatti, avrebbe istituito in queste aree, un regime autoritario sfruttando in modo sistematico tutte le risorse disponibili, escludendo l’accesso ai coloni palestinesi per più del 75% di tutta l’area. Inoltre consente alle imprese private israeliane di speculare sia sull’estrazione dei minerali sia sul turismo lungo tutte le rive del Mar Morto. Il rapporto B’Tselem, spiega anche dettagliatamente come gli israeliani hanno preso la maggior parte delle fonti d’acqua della zona, destinando quasi tutta l’acqua ai propri insediamenti. Non solo, ha anche costruito nella zona impianti per il trattamento delle acque reflue e per seppellire i rifiuti di Israele e degli insediamenti.
Annessione abusiva. Tutti gli attacchi avvenuti in questi piccoli villaggi della Valle del Giordano fanno parte di un piano di demolizione più ampio che coinvolge tutte le terre designate dagli accordi di Oslo come area “C”. Tutta la zona, che costituisce più del 60% della Cisgiordania, è sotto assedio sia dal punto di vista militare che amministrativo. L’autonomia dei coloni è in crisi, i giovani si trovano senza una terra da coltivare, quindi costretti a svolgere qualsiasi lavoro per poter guadagnare il minimo per la mera sopravvivenza. Secondo B’Tselem, questa è la dimostrazione che l’area sta di fatto per essere annessa allo Stato di Israele.
Gli attivisti. Come sempre, per fortuna, non mancano le persone sensibili alla sofferenza altrui. Qualche giorno fa, un gruppo di attivisti palestinesi ed internazionali, ha piantato 300 ulivi nelle terre di Fasayil per solidarietà nei confronti delle famiglie del villaggio. Ogni ulivo è stato chiamato con il nome dei villaggi distrutti durante l’occupazione del 1967, come atto simbolico per collegare la disgrazia di allora con le attuali demolizioni che hanno colpito la frazione. Italy Epshtain, co-direttore del comitato contro la demolizione delle case (ICAHD) afferma: “Le ultime demolizioni che hanno avuto luogo a Fasayil sono parte di un continuo processo di pulizia etnica nella Valle del Giordano” – la chiara politica israeliana è quella di abbattere le case palestinesi nella Valle del Giordano con lo scopo di annettere nuove terre ed espandere le colonie”. Per ora comunque i beduini restano costantemente minacciati dalle truppe israeliane, è come dire “Davide contro Golia”.
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