Quella di ieri è stata una giornata nera per la lotta alla pena di morte, con tre esecuzioni, in Iran, Cina e Stati Uniti. Amnesty International ha condannato con forza la decisione delle autorità della Georgia di giustiziare Troy Davis, 42, per vent’anni nel braccio della morte e ucciso ieri sera per iniezione letale nella prigione di Jackson. Del resto c’erano forti dubbi sulla sua colpevolezza.
In Iran, un ragazzo di 17 anni è stato impiccato per l’omicidio di un noto atleta, e nonostante il divieto internazionale di mettere a morte minorenni, l’esecuzione è stata compiuta. In Cina un cittadino Pakistano giudicato colpevole di spaccio di stupefacenti è stato giustiziato sebbene i reati di droga non ricadano nella categoria dei “crimini più gravi” di diritto internazionale.
“E’ stato un giorno terribile per i diritti umani nel mondo. Questi tre Paesi si sono sfilati dalla tendenza globale verso l’abolizione della pena di morte”, ha dichiarato Guadalupe Marengo, vicedirettore per le Americhe di Amnesty International. Gli attivisti di Amnesty da tempo si stanno mobilitando contro la pena di morte e per la commutazione della condanna di Davis, avevano raccolto un milione di firme. Davis è stato condannato a morte nel 1991 per l’omicidio dell’agente di polizia Mark Allen Macphail. Il processo si basato sulla dichiarazione di nove testimoni, sette dei quali hanno poi ritrattando denunciando di aver subito pressioni dalla polizia.
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