Corte Ue: “Sì al reato di clandestinità”

La Corte di giustizia Ue, in una sentenza emessa su un caso che riguarda la Francia, ha stabilito il divieto di carcerazione degli immigrati clandestini durante la procedura di rimpatrio autorizzando allo stesso tempo norme nazionali che puniscano, anche con la detenzione, chi soggiorna illegalmente in un Paese dell’Unione.

Il caso in questione è stato quello di un immigrato clandestino armeno che a giugno, tramite un decreto, è stato ”riaccompagnato coattivamente alla frontiera”; l’uomo inoltre è stato oggetto di un provvedimento di detenzione per soggiorno irregolare.

A differenza delle decisioni prese ad aprile su un caso italiano, a cui anche i giudici nostrani si sono ispirati più volte, la Corte ha stabilito che la direttiva Ue sui rimpatri “non vieta una normativa nazionale che qualifica il soggiorno irregolare di un cittadino extracomunitario alla stregua di reato e preveda sanzioni penali, compresa la reclusione”.

La direttiva deve però essere applicata correttamente, escludendo che, durante la procedura di rimpatrio, l’immigrato clandestino venga incarcerato. Questa sanzione infatti impedisce l’esecuzione del rimpatrio e quindi il raggiungimento del fine ultimo della stessa direttiva Ue.


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