Privilegi e straordinari non pagati: Pepsi e Nike pagano caro

di Monica Lazzarino

La Pepsi Beverage & Co. è stata condannata a risarcire 3,1 milioni di dollari per assunzioni di personale senza tener conto dei diritti alle pari opportunità, uno dei principi fondamentali del diritto al lavoro che ha come scopo l’uguaglianza di trattamento (ad esempio tra uomini e donne). Infatti la Pepsi ha escluso alle selezioni più di 300 candidati di colore residenti in zone di degrado e con piccoli precedenti di reato, privilegiando cosi lavoratori bianchi.

Esclusi anche coloro che avevano precedenti di detenzione anche se mai condannati per reato. Secondo la Equal Employment Opportunity Commission, agenzia che ha il compito di verificare l’applicazione dei diritti delle Pa, si tratta di una pratica illegale in quanto le giustificazioni della Pepsi non sono in relazione alla mansione da svolgere. Da quando nel 2006 la questione fu portata in tribunale la Pepsi si è dichiarata disposta a collaborare e a inserire nel contesto lavorativo i candidati, qualora in possesso dei requisiti richiesti. Il portavoce della Compagnia, Dave de Cecco, in una nota ha spiegato che la prassi di controllo dei precedenti penali era usata come pratica neutrale senza intenzione di fare discriminazione.

Anche la Nike destinata a pagare caro il modo in cui gestisce la propria manodopera. Il sindacato indonesiano ha ottenuto, grazie alla trattativa con la PT Nikomas, che migliaia di operai indonesiani riceveranno quasi 700 mila euro come risarcimento per le ore di straordinario non retribuite nel corso di circa due anni.


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