di Giuliano Luongo
Nella corsa al seggio presidenziale russo – che vedrà l’apertura delle urne il prossimo 4 marzo – Vladirmi Putin non è il solo a riempire i mass media: l’oligarca presentatosi come candidato indipendente Mikhail Prokhorov e il leader comunista – un tempo definitosi “nazional-comunista” – Gennady Zyuganov sembrano al momento i candidati con più chances di insidiare l’ex-uomo del KGB, o almeno quelli di cui giornali e trasmissioni tv preferiscono parlare.
A voler essere precisi va ricordato che, alla registrazione ufficiale di dicembre, Putin aveva ben altri quattro candidati rivali oltre ai due citati: Grigory Yavlinski, il fondatore del partito riformatore Yabloko; il leader del partito liberal-democratico (LDPR) Zhirinovsky, da alcuni soprannominato “l’Hitler russo”; Sergey Mironov, capo del partito di sinistra moderata Russia Giusta; Dimitry Mezentsev, governatore della regione di Irkutsk.
Mentre la maggior parte di essi è caduta nell’oblio dell’informazione, Yavlinski – l’unico con qualche chance in più – è stato eliminato d’ufficio dalla Commissione Elettorale per il mancato raggiungimento di un numero valido di firme per presentare la propria candidatura.
E dunque sembrano essere rimasti solo Prokhorov e Zyuganov a potersi giocare, se non la vittoria, almeno il ballottaggio. Va notato che i profili di questi due rivali di Putin sono completamente agli antipodi, sia dal punto di vista delle idee che della passata carriera politica. Zyuganov – già in corsa dai primi anni ’90 contro Boris Eltsin – punta tutto sulla sua vicinanza agli ideali della Russia sovietica, da “reinterpretare” tramite una politica estera volta al riavvicinamento delle ex-repubbliche sovietiche e una politica interna mirante a potenziare il processo di nazionalizzazione delle imprese. Zyuganov può contare sull’appoggio di Sergey Udaltsov, attivista di sinistra imprigionato a ridosso delle proteste dello scorso dicembre e solo di recente liberato. Interessante il commento di un analista inglese di RIA Novosti, che sottolinea il crescente fascino delle idee comuniste e post-comuniste sulla platea elettorale russa e sugli under 30 in particolare.
Mikhail Prokhorov invece mira a far breccia nelle preferenze degli elettori grazie ad un programma interamente votato al cambiamento, non a caso chiamato “Presente e Futuro”: in esso, il magnate cerca di sottolineare le innovazioni positive di un potenziale futuro con una Russia sotto il suo governo e l’attuale presente di Putin. Sul piano dei contenuti, l’oligarca punta alla totale privatizzazione delle imprese nazionalizzate, alla generale liberalizzazione dell’economia e alla lotta alla corruzione. E’ interessante notare come Prokhorov, a dispetto della visibilità ricevuta anche all’estero, sia stato definito come “vacuo” da molti analisti russi indipendenti, i quali vedono il suo programma come una semplice accozzaglia di frasi generiche senza una vera idea politica.
I due candidati si sono già confrontati in un dibattito televisivo, dal quale Zyuganov è sembrato più pronto a rispondere del suo avversario. Molto interessante notare che, a seguito di tale dibattito, la copertura mediatica su Prokhorov sia notevolmente aumentata. Alcuni commentatori sono arrivati a definire l’oligarca quasi come un “candidato-fantoccio” con Putin stesso alle spalle, da usare per “disinnescare” Zyuganov e lasciare aperta la strada della vittoria all’attuale Premier.
In ogni caso, a prescindere dalle impressioni e dai giudizi di merito, saranno gli eventi del prossimo mese a darci ulteriori dettagli su questa difficile corsa elettorale.
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