di Antea Paviotti
Qualora decidiate di compiere un viaggio in Ghana e visitare una tipica casa ghanese, non potrete rifiutare di assaggiare un buon pito, bevanda prodotta e consumata ogni giorno. Il pito è una birra di miglio o di sorgo (cereali alla base della dieta dell’Africa subsahariana), di basso grado alcolico, con un sapore che va dal dolce all’acido a seconda della fermentazione e del tipo di ingredienti utilizzati nella preparazione (esistono quattro tipi di pito infatti: nandom, kokmba, togo e dagarti).
Il pito viene prodotto dalle donne di ogni casa e offerto agli ospiti che arrivano. Le granaglie vengono lasciate due giorni in ammollo nell’acqua; successivamente vengono scolate e lasciate per altri cinque giorni in un cesto dove ci sono delle foglie di banana. In questo modo i grani germogliano; si aggiunge poi dell’acqua e si fa bollire per un paio d’ore, infine si scola di nuovo e si lascia raffreddare e fermentare per una notte.
Il pito viene servito caldo o freddo entro una scodella fatta di zucca; gli ospiti si siedono sull’apposita panca prevista accanto all’ingresso della casa e sostano a godersi il momento di convivialità.
Il pito tuttavia è talmente comune che rappresenta una bevanda basilare, più diffusa dell’acqua: viene bevuto anche ai pasti, e un po’ in ogni occasione. D’altra parte il suo grado alcolico non supera il 3% Vol.; anche se non tenuto in frigo, nella calura della zona equatoriale è comunque dissetante e rinfrescante; inoltre ha delle proprietà notevoli, sfruttate anche dalla medicina locale (nel pito non fermentato) contro febbri da tifo, dissenteria, malaria e diarrea.
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