Valentino Ag e il rap della Seconda generazione

di Ebla Ahmed

Valentino Ag è un rapper emergente in Italia. E, nelle sue canzoni, spesso, racconta le storie dei ragazzi di seconda generazione. Dei cosiddetti stranieri che, però, hanno visto la luce, o sono cresciuti, proprio in questo paese, in Italia. Valentino Ag vive a Roma e fa parte della nuova scuola di rapper italiani, proprio come Fabri Fibra e Marracash che invece hanno danno vita alle loro canzoni dal fermento della vita di Milano. Lui, nero di pelle, ma italiano al cento per cento, non vuole più avere l’etichetta dello straniero, cosi cerca di contrastarla proprio con i suoi brani, molto intensi per le tematiche che toccano, ma anche brillanti e veramente piacevoli da ascoltare. Il suo nome completo è Onierhovwo Valentino Agunu, ha 25 anni, studia biotecnologia all’università di Camerino ed è al secondo anno di corso. E’ originario della Nigeria e quando lo intervistiamo, ci tiene a precisare che non non si definisce solo un rapper, ma un artista a 360 gradi che si esprime cantando. I suoi lavori hanno fatto subito breccia tra gli amanti del genere guadagnandosi la stima di nomi come King Stewee, Santo Trafficante, Fama, Jdr, Torre Di Controllo, Amir, Mike Samaniego e tanti altri. Il suo ultimo brano, interamente dedicato alle tematiche delle seconde generazioni, “Sono Nato Qui” è stato utilizzanto come colonna sonora del documentario “18 IUS Soli” di Fred Kuwornu.

Ti possiamo definire il Fabri Fibra delle seconde generazioni?

Certo, è un grande onore per me. Fabri Fibra è un ottimo artista e, anche se abbiamo orientamenti diversi, approcciamo entrambi tematiche profonde, cantandole ed esprimendole in modo scherzoso.

In molte delle tue canzoni parli della campagna “l’Italia sono anch’io”.

Sostengo pienamente questa causa. Chi nasce in Italia dovrebbe avere la cittadinanza per diritto, non per concessione.

Pensi che cantare brani come “Sono nato qui” possano riscuotere l’interesse da parte di importanti producers anche se toccano temi scomodi?

Sinceramente quando si è in cerca di un producer, la tematica ha moltissima importanza, riflette il tuo personaggio. Oggi, in Italia, va molto di moda la musica commerciale che “dice poco o quasi niente”. Ogni tanto fa bene distinguersi dalla massa. E questo, sì è vero, forse mi penalizza.

Secondo te il rap in Italia è rappresentato anche dai cosiddetti “nuovi italiani”?

Secondo me l’unico che rappresenta i “nuovi italiani”, al momento è Marracash che spesso parla anche di certi aspetti sociali. Ma anche tra quelli meno conosciuti, ci sono moltissimi talenti ancora da scoprire nelle seconde generazioni. E’ vero che i ragazzi che hanno origini diverse possono portare in Italia la loro cultura musicale, le loro storie. E’ una importante risorsa che presto dovrà per forza emergere.

Ti hanno mai detto “che non puoi essere italiano perchè sei nero?”

Diverse volte, ma ho sempre pensato che chi lo dice è soltanto un ignorante. Io sono e mi sento italiano al cento per cento. In più mi porto dietro anche tutto il patrimonio delle mie origini nigeriane: la lingua, il cibo, la musica. E il rispetto per le persone piu grandi anche solo di un giorno”.


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