Di Valentina Ersilia Matrascìa
Un’aggressione fisica e una verbale, entrambe a sfondo omofobo nella stessa notte ai danni di un ragazzo di Reggio Calabria. Claudio T., 28enne regino, durante una serata in compagnia dei suoi amici in un locale è stato avvicinato e insultato da un gruppo di ragazzi tra i 22 e i 27 anni, che ad una sua reazione sono passati all’aggressione fisica.
“All’improvviso – racconta – un ragazzo mi dà un pugno in faccia. Una cosa da vigliacchi, perché ha agito di lato, senza che io lo potessi vedere. Mi ha colpito al naso, facendomi sbattere la testa contro la vetrata del locale”. Il branco fugge su una macchina. Le forze dell’ordine allertate raccolgono la denuncia e lo accompagnano agli Ospedali Riuniti dove i sanitari gli hanno riscontrato una frattura pluriframmentaria delle ossa nasali con deviazione del setto nasale a destra.
Durante i controlli di rito in ospedale, la seconda aggressione. “Mi trovavo nella stanza, insieme al medico e ad un infermiere. Era vestito con una divisa verde, aveva intorno ai 55 anni, e non ho ben capito perché stesse là a seguire il mio racconto. Prima inizia a dirmi che avrei dovuto rispondere con le mani a quei ragazzi e poi arriva a chiedermi se fossi mai stato con una ragazza”. Secondo l’infermiere, infatti, Claudio non sarebbe stato aggredito se al suo fianco ci fosse stata una bella ragazza, aggiungendo inoltre che l’omosessualità sarebbe “una questione di ormoni” cui avrebbe potuto mettere rimedio con una cura ormonale e una psicologica dimenticando, nonostante la sua professione medica, che dal 1973 l’omosessualità è stata depennata dall’elenco delle malattie mentali dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
“Penso di essere più arrabbiato per quello che mi hanno detto in ospedale. Alle risatine e agli insulti, ormai, siamo abituati. E’ la norma qui. E, conoscendo il mio carattere, sapevo che prima o poi una cosa del genere sarebbe successa. Ma mai mi sarei immaginato di sentirmi dire delle cose del genere in ospedale. Ora che mi ha procurato la frattura delle ossa nasali che mi resta da dire? Sono ancora più incazzato contro chi prova odio verso di me e i miei amici. Io sono l’ennesimo esempio di un Paese incivile come l’Italia. Adesso il dolore più grande è quello morale”, afferma Claudio.
Immediata la reazione e l’indignazione di gruppi, militanti e associazioni lgbt. ”Come e’ stato possibile che una figura professionale si sia lasciato andare ad affermazioni anti scientifiche e lesive di tutte le garanzie e tutele costituzionali? Perche’ il medico che stava intervenendo sul paziente non lo ha ripreso? Chiediamo immediate risposte da parte della direzione dell’Ospedale”, afferma Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia. “Chiediamo ai responsabili del nosocomio di assumere immediati provvedimenti disciplinari nei confronti del paramedico, facilmente individuabile, per aver violato tutte le regole deontologiche, per aver offeso un paziente che ha subito un forte choc emotivo e che ha riportato lesioni con una prognosi di 30 giorni, oltre al fatto che dovrà sottoporsi a un intervento chirurgico al setto nasale”.
”La brutale aggressione omofoba di Reggio Calabria – sottolinea Franco Grillini, responsabile diritti civili dell’ Idv e presidente onorario Arcigay – aggiunge un nuovo capitolo alla piaga sociale dell’omofobia e della violenza di gruppo contro le persone omosessuali rendendo sempre più urgente l’approvazione di una legge contro l’omofobia come quelle in vigore da tempo in moltissimi paesi europei e occidentali”.
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