Luoghi di detenzione e di abuso in cui casi di suicidio, pestaggi, abusi di psicofarmaci e tentativi di fuga sono frequenti. Questa la fotografia che Corriere.it dà dei Cie italiani. I centri di identificazione ed espulsione per migranti senza documenti diventano vere e proprie prigioni in cui si esser reclusi con la sola colpa di un illecito amministrativo, quello rappresentato dallo status di sans papier. Condizioni denunciate anche dal rapporto della commissione “diritti umani” del Senato sullo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti in Italia che evidenzia come “le condizioni nelle quali sono detenuti molti migranti irregolari nei Cie sono molto spesso peggiori di quelle delle carceri”, cui fa eco una sonora condanna e preoccupazione da parte dell’Onu.
Non solo migranti in attesa di essere identificati; le cronache degli ultimi mesi hanno infatti portato alla luce casi come quelli di Andrea e Senad – due giovani di seconda generazione inspiegabilmente reclusi nel CIE di Modena, per cui il giudice di pace ha richiesto, poche settimane fa, l’immediata scarcerazione – e l’inchiesta del quotidiano denuncia anche la presenza nei CIE di minori non accompagnati.
Strutture non paragonabili alle carceri in cui vengono effettuati monitoraggi, secondo il prefetto Angela Pria, capo del dipartimento Libertà civili e Immigrazione del ministero dell’Interno che afferma: “Il nostro impegno è diretto a una manutenzione e un adeguamento costante. Interveniamo tempestivamente su richiesta delle prefetture”.
Valentina Ersilia Matrascìa
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