La politica d’espulsione e dei rimpatri oltre ad essere una campagna demagogica e molto spesso “amorale” di qualche partito è un peso non indifferente anche per l’economia italiana. Secondo quanto scrive il Redattore Sociale il Paese negli ultimi cinque anni ha speso più di 100 milioni di euro per rimpatriare poche migliaia di cittadini stranieri. Nei prossimi tre anni si prevede di spenderne ancora di più.
Per ogni cittadino rimpatriato, lo Stato italiano paga 5 biglietti aerei, quello dello straniero e quelli di andata e ritorno per le due persone che lo scortano. A fornire i dati è il rapporto della Commissione diritti umani del Senato su carceri e centri di trattenimento per migranti senza permesso di soggiorno ( gli ormai noti Cie).
A queste somme vanno aggiunti i costi di costruzione e riparazione per gestire i Centri di identificazione e di espulsione, dove i migranti vengono reclusi per anni prima di essere rimandati indietro nei propri paesi. Secondo una relazione ad opera degli studi della Camera del 2008 è venuto fuori che un posto letto nel Cie di Torino, costa 78mila euro.
Poi vanno aggiunti i costi di gestione dei servizi all’interno dei centri. Secondo il dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del ministero dell’Interno, nell’ultimo anno sono stati spesi 18 milioni e 607mila euro. A gennaio inoltre sono stati stanziati altri 18 milioni dal governo Monti per costruire e riaprire due centri, quello di Santa Maria Capua Vetere (Ce) e quello di Palazzo San Gervaso (Pz).
Costi questi che con il tempo continueranno a salire, dato l’aumento di migranti irregolari e un sistema di espulsione non efficace. Le stime parlano di 500mila stranieri non regolari in Italia. Secondo il dossier 2011 Caritas Migrantes, nel 2010 sono state trattenute nei Cie 7mile persone e solo 3.399 sono state rimpatriate. Gli altri dopo mesi di reclusione sono stati costretti ad auto espellersi. Oltre al danno anche la beffa.
F.C.
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