Il Ruby-gate sembra non avere fine. L’ennesima chicca viene da una delle intercettazioni tra Silvio Berlusconi e il consigliere Nicole Minetti, nel corso del quale il cavaliere avrebbe detto: “Le romene? Sono presentabili solo se belle”.
Nell’agosto del 2010 Minetti racconta all’allora premier di essere andata a cena a Villa d’Este, sul lago di Como, con Giorgio Pozzi, consigliere regionale del Pdl, definito “matto un cavallo”. “Fa ridere è simpatico, ma è matto” insiste la Minetti per poi spiegare il motivo di tale pazzia: “C’aveva lì una rumena”. Berlusconi a questo punto stenta a crederci e dice: “C’aveva una rumena?”, “Ti giuro” risponde lei tra le risate.
Ovviamente nel lessico familiare dei due interlocutori con “rumena” non si intendeva la nazionalità quanto il mestiere di prostituta, come quando si dice “filippina” per indicare una collaboratrice domestica. Ma davanti l’istrionico Berlusconi ogni donna può riscattarsi socialmente, basta che sia bella. “Ma è presentabile o no?” chiede l’allora premier, “fighissima” risponde la Minetti, “Ah, e allora…” risponde lui tranquillizzato.
Una coerenza che il Cavaliere ha mantenuto sempre nel privato come nel pubblico. Basti ricordare l’episodio che lo ha visto coinvolto il 12 febbraio del 2010 in occasione della visita ufficiale del primo ministro albanese Sali Berisha a Roma. Tra le tante cose si parlò di lotta all’immigrazione clandestina e Berisha disse che non dovevano esserci più flussi criminali verso l’Italia, rapida fu la risposta di Berlusconi che nel suo stile esclusivo disse: “Facciamo qualche eccezione per le belle ragazze”.
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto