L’Europa deciderà chi e quando entra in base ai posti di lavoro disponibili attraverso il rilascio di un permesso di soggiorno europeo. E’ la proposta emersa a Cagliari a conclusione del Migramed meeting organizzato dal 16 al 18 maggio da Caritas Italia, che ha riunito ad un tavolo dodici Caritas del Mediterraneo insieme a 300 delegati della Caritas diocesane italiane.
“Se è vero che in Europa ci sono 4 milioni di posti di lavoro che nessuno vuole occupare – spiega al Servizio di Informazione Religiosa della Cei Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio immigrazione di Caritas italiana -, allora si potrebbe fare una determinazione complessiva dei flussi a livello europeo, valutando le presenze necessarie nei 27 Stati. Una opportunità di questo tipo, se condivisa, sarebbe anche utile per ridistribuire il peso tra tutti i Paesi, non solo su quelli che si affacciano sul Mediterraneo, che sono, tra l’altro, i più colpiti dalla crisi economica e occupazionale”.
Purtroppo, osserva Forti, ”forse gli Stati membri non sono ancora disposti a cedere spazi di sovranità nazionale e continuano, come in Italia, con il blocco dei flussi. Ma la posizione italiana contrasta con l’atteggiamento della Commissione europea, che in materia di immigrazione ha invece strumenti e risorse, che potrebbe utilizzare meglio attuando una politica di ingressi per motivi di lavoro a livello europeo”. Forti ha invitato l’Unione europea a rivedere anche il Regolamento Dublino II perché ”non funziona e causa grossi problemi ai richiedenti asilo e rifugiati, impossibilitati a spostarsi dal Paese di arrivo ad un altro Paese europeo, o rimandati indietro nonostante vivano e lavorino da anni altrove”.
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