di Nicola Casile
Incendiato nella notte del 15 maggio il Centro Sociale Cartella, primo ed unico centro sociale di Reggio Calabria. L’attentato incendiario si è verificato dopo un periodo di intimidazioni di vario genere le cui rivendicazioni si sono limitate solo a disegni di simboli di stampo nazi-fascista fatti sui muri.
Dopo l’intervento dei Vigili del fuoco che hanno sedato le fiamme, sono giunte sul luogo le forze dell’ordine che hanno svolto i loro sopralluoghi constatando quale sia stata l’entità dei danni provocati alla struttura. Il Centro Sociale Cartella, che il 25 aprile ha festeggiato i suoi dieci anni di attività, sin dalla sua nascita si è fatto promotore di iniziative a sfondo sociale che hanno riguardato i diritti dei migranti, l’integrazione, la promozione di attività culturali e musicali e la difesa del territorio.
Immediate le manifestazioni di solidarietà da parte di associazioni, movimenti e singoli cittadini che sono accorsi sul posto rendendosi disponibili per un aiuto pratico immediato.
L’episodio, già di per sé molto grave, assume una particolare rilevanza in una città come Reggio Calabria nella quale simpatie per idee neofasciste e atteggiamenti filo-mafiosi spesso coesistono e si confondono. Risulta dunque complessa un’analisi di tipo prettamente politico di fronte ad una vicenda simile.
Molti giovani e meno giovani, nel corso degli ultimi dieci anni, hanno trovato nel Centro Cartella una valido punto di riferimento non solo politico ma anche e soprattutto sociale, e potrebbe essere probabilmente questo un motivo di ostilità nei confronti di una realtà che ha creato aggregazione, ha veicolato spirito di solidarietà e si è sempre espressa e schierata fermamente su questioni cruciali e delicate, attorno alle quali ruotano ingenti interessi di tipo politico e economico. Dal Ponte Sullo Stretto alla Centrale a Carbone di Saline Joniche, dalla questione dei migranti di Rosarno all’acqua pubblica.
Ma oltre alle sue attività politiche e sociali, il Centro Cartella è conosciuto in città come un’area recuperata dal degrado in cui versava e letteralmente “restituita” ai cittadini, alle famiglie ed ai bambini del quartiere.
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