di Paola Totaro
Le donne che muoiono per complicazioni durante la gravidanza ed il parto, nel mondo, sono sempre meno. I dati incoraggianti giungono da un rapporto delle Nazioni Unite, “Trends in maternal mortality: 1990 to 2010”. Le agenzie dell’Onu che si occupano di sanità, bambini e popolazione – Who, Unicef e Unfpa – hanno rilevato infatti, un dimezzamento della mortalità femminile.
Il direttore esecutivo di Un Population Fund (Unfpa) Babatunde Osotimein esprime la propria soddisfazione ma senza illudersi troppo: “Sono molto felice che la percentuale delle donne che muoiono nel corso della gravidanza o dando alla luce i propri figli stia continuando a diminuire, ma rimane ancora molto lavoro da fare”.
La ricerca dimostra che dal 1990 i decessi sono passati da 543.000 a 287.000 nel 2010. Meno 47%. Analizzando i dati si scopre che il 99% delle vittime proviene dai Paesi in via di sviluppo. Le donne muoiono principalmente a causa di emorragie dopo il parto, infezioni, pressione del sangue alta ed aborti non sicuri.
Sono dieci gli stati – Maldive, Nepal, Romania, Vietnam, Guinea Equatoriale, Estonia, Iran, Lituania, Bielorussia, Bhutan – che hanno raggiunto l’obiettivo posto dalle Nazioni Unite per il 2015, di ridurre la mortalità femminile in gravidanza e durante il parto del 75%.
D’altro canto è emerso che un terzo delle donne decedute viveva in soli due paesi, l’India e la Nigeria e che 36 dei 40 Paesi con i problemi maggiori, si trovano nell’Africa Sub-Sahariana. Se ci si sofferma sui Paesi più “ricchi” si scopre che, paradossalmente, la realtà è in controtendenza.
Uno studio pubblicato sulla rivista medica The Lancet, ha calcolato infatti che dal 2005 ad oggi il numero di donne decedute a Londra (in misura superiore che nel resto del Regno Unito), durante il travaglio è praticamente raddoppiato, passando dalle quasi 10 morti per 100 mila nascite di sei anni fa a poco meno di 20 per 100 mila nati nel periodo 2010/2011.
La dottoressa Susan Bewley del Guy’s and St Thomas’ Hospital di Londra ha spiegato al Daily Mail che la tendenza negativa sarebbe da ricercare nell’aumento dei casi di obesità delle gestanti e la tardiva ricerca di un figlio, ad un’età quindi avanzata, magari per motivi di carriera. Aspettare un figlio quando non si è più giovani espone ad inutili complicazioni al momento del parto.
Anche la scelta di sottoporsi ad inseminazione artificiale aumenta la probabilità di gravidanze gemellari normalmente più rischiose. La professoressa Cathy Warwick ,del Royal College of Midwives, ha inoltre fatto notare come ci sia una correlazione tra la diminuzione di ostetriche specializzate rispetto al tasso di natalità registrato dal 2001 ad oggi nel Regno Unito: ovvero, un +15% a fronte di una percentuale di nuovi nati che si attesta sul 21%.
Anche Stati Uniti, Austria, Canada, Danimarca, Olanda e Norvegia, registrano un preoccupante aumento del tasso di mortalità in sala parto. Fa eccezione solo l’Australia dove, secondo la Perinatal and Reproductive Epidemiology Research Unit , University of NSW, la percentuale più recente di decessi di donne in travaglio è di 8.4 su 100mila nati.
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