Appena arrivati a Lampedusa le loro tracce si sono perse; più di 650 tunisini giunti in Italia nel marzo dell’anno scorso sono spariti nel nulla. Dopo numerosi appelli, e dopo l’intervento delle forze politiche (sia italiane che tunisine), si è iniziato a muovere qualcosa. Circa 140 impronte digitali sono state inviate a Roma per cercare, attraverso il riscontro con il database italiano, di individuare i ragazzi. Ma dalla Capitale ancora tutto tace ad oltre un anno di distanza. Particolare rilievo ed importanza assume allora il progetto avviato da “Le 2511” che, con la campagna “Da una sponda all’altra: vite che contano”, si propone di dare una soluzione definitiva alla questione. In seno a questa iniziativa un gruppo di ragazzi è andato in Tunisia per incontrare non solo le madri dei ragazzi scomparsi, ma anche la autorità locali. Il dibattito ora si focalizza su quattro punti: le 2511 chiedono che si renda noto il risultato del confronto delle impronte digitali, i nomi dei ragazzi delle impronte esaminate, che venga avviata un’ indagine approfondita sulle telefonate arrivate alle famiglie dopo la partenza dei figli (per individuare il luogo di partenza delle chiamate), ed infine un raffronto tra le foto dei ragazzi e le immagini viste dai familiari nelle tv italiane e francesi.
Gioacchino Andrea Fiorentino
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