Milano, no cittadinanza a Dalai Lama: “Pressioni dalla Cina sull’Expo”

Niente cittadinanza onoraria di Milano al Dalai Lama. Dopo continue pressioni da parte della Cina, il consiglio comunale milanese ha abbandonato la pratica di riconoscimento. La decisione iniziale di mettere la proposta firmata da tutti i capigruppo all’ordine del giorno della seduta di ieri, sembrava un segnale d’apertura. Invece a cominciare da mercoledì sera c’è stato un susseguirsi di incontri urgenti e trattative che ha portato al voto e alla cancellazione del riconoscimento. 16 voti a favori e 12 contrari e 3 astenuti, tra cui il sindaco.

La Cina ha fatto di tutto per cancellare il riconoscimento, il console, l’ambasciatore e gli investitori cinesi hanno fatto pressione sul consiglio comunale. Sullo sfondo di tutto, i timori per l’Expo del 2015, dove la Cina ha investito enormi capitali per il padiglione dove sono attesi più di 1 milione di visitatori cinesi. Per questo motivo la giunta milanese ha deciso di lavorare per trovare una soluzione migliore per omaggiare il Dalai Lama. L’idea sarebbe quella di accoglierlo nell’aula di Palazzo Marino per una seduta straordinaria a lui dedicata, nella quale potrà rivolgersi alla città.

Subito proteste dal mondo dell’opposizione. Pietro Tatarella del Pdl ha rifiutato “accordi al ribasso”, stessa cosa per il grillino Mattia Calise, secondo il quale significherebbe “cedere al ricatto della Cina”. Anche su Facebook cresce la protesta e il consigliere pd Carlo Monguzzi scrive: “Sono uscito dall’aula e non ho partecipato al voto che chiedeva di rinviare il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama. Sono convinto che sia giusto, doveroso e bello dare le chiavi della città al vento di libertà che il Dalai Lama ci porta”.

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Nonostante le polemiche, Pisapia, sindaco di Milano, ha dato il suo via libera alla sospensiva della delibera e all’invito al Dalai Lama in aula: “una soluzione convincente e ragionevole, un punto di equilibrio, un segnale che può essere più forte. Non accettiamo diktat – ha concluso – ma non vogliamo creare inimicizie. Vogliamo rafforzare il dialogo e la pace”.


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