di Paola Totaro
L’organizzazione umanitaria Save the Children Italia interviene in favore dei bambini colpiti dal terremoto in Emilia negli giorni scorsi. In accordo con il Sindaco della città di Finale Emilia, l’Organizzazione ha avviato nel campo di Finale Stadio – la tendopoli più grande allestita nel post terremoto e gestita dagli Alpini – le prime attività di supporto psico-sociale per i bambini presenti nel campo. Le attività di Save the Children hanno come finalità quella di aiutare i bambini colpiti dalla catastrofe, ad elaborare e con il tempo superare, il grave trauma subito durante e dopo le forti scosse di terremoto.
Mohammed, Alessio e il “camion invisibile”.
“Il terremoto ci ha sorpreso alle quattro del mattino, mio figlio Mohammed si è rifiutato di mangiare per due giorni e ora fa ancora fatica a prendere sonno, ha paura del buio, perché è durante la notte che la terra ha iniziato a tremare”. Il bambino ha quattro anni ed è l’ultimo dei figli di Sana, 27 anni, originaria del Marocco e residente a San Felice sul Panaro in provincia di Modena. Sana ha anche altre due bambine Lubna e Meriem di 10 e 9 anni.
Loro il terremoto di domenica 20 maggio se lo ricordano bene perché sono scese giù in strada di corsa, dal terzo piano di una vecchia palazzina, senza neanche poter prendere le loro bambole preferite. Oggi giocano allegre sotto la tenda di Save the Children, nel campo di Finale Emilia dove sui 475 ospiti totali ben 88 sono minori. Tra questi sono circa cinquanta quelli registrati a due giorni dall’inizio delle attività di Save the Children, di cui sono solo due i bambini italiani, il resto sono tutti originari del Marocco e hanno un’età compresa per lo più tra i quattro e dieci anni.
Nonostante le fortissime scosse di lunedì scorso i bambini nella tendopoli hanno l’aria serena, “perché qui ci sentiamo al sicuro” spiega Sana. “Domani stesso partiamo per il Marocco, io e i bambini senza mio marito che resterà qui a lavorare. Mohammed di tornare a casa non ne vuol proprio sapere, ha paura del zelzal”, parola araba più che mai onomatopeica per indicare il terremoto.
Sotto la tenda adibita a mensa Alessio, 5 anni parla al telefono con la zia a Verona: “Ma hai preso paura te? Io no, ieri è tornato il camion invisibile e la terra ha fatto zamzam”. “Il camion invisibile” che sposta le cose è il modo in cui Alessio giustifica quel tremore violento che arriva dall’ignoto. “Ha perso completamente l’appetito non vuol mangiare nulla da una settimana”, spiega sua madre, Francesca Battaglia di Finale Emilia, “ogni volta che sente anche piccolo rumore sussulta di paura e mi chiede “mamma è tornato il camion invisibile?”
Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia ha così dichiarato, descrivendo la realtà attuale nelle zone colpite dal sisma in Emilia: “I bambini hanno subito un forte shock psicologico a causa del terremoto: sono stati costretti ad abbandonare le loro case improvvisamente durante la notte, hanno perso amici o parenti, e ora sono costretti a vivere in campi sfollati insieme alle famiglie. Inoltre lo sciame sismico che è seguito nella scorsa settimana e soprattutto le forti scosse di ieri li hanno fatti ripiombare in uno stato di vero e proprio terrore. La nostra esperienza internazionale nella risposta alle emergenze, nonché nel post terremoto in Abruzzo, ci insegna che è assolutamente necessario dare loro uno specifico supporto. I nostri operatori specializzati stanno facendo svolgere ai bambini le normali attività quotidiane: stare insieme, anche lontani dall’ansia che gli adulti involontariamente possono trasmettere, in un posto sicuro dove giocare e disegnare, li aiuterà a rientrare gradualmente nella routine e sentirsi nuovamente al sicuro”.
Per i bambini avere una vita fatta di soliti ritmi ed abitudini è fondamentale per vivere serenamente ed in modo equilibrato. I piccoli terremotati hanno sì una grande capacità di resistenza e di recupero ma occorre accompagnarli con la massima attenzione in un percorso che li porti a ritrovare una vita il più possibile normale.
Avendo perso i luoghi e le attività routinarie a causa della chiusura delle scuole nella zona colpita dal terremoto, i bambini vivono un forte disagio e disturbi da stress post traumatico i quali possono emergere anche a distanza di tempo e possono manifestarsi in problemi di tipo psicosomatico quali: mal di testa, mal di pancia, vomito e diarrea.
Save the Children, nel suo intervento ha scelto di avvalersi anche di operatori specializzati del luogo. Queste persone, già inserite nella realtà locale e quindi avviati per un progetto di medio periodo, svolgeranno le attività di recupero seguendo le linee guida dell’Organizzazione. La collaborazione di personale locale ha il duplice scopo di aiutare gli abitanti delle zone colpite dal terremoto a riattivarsi economicamente e allo stesso tempo dar loro la possibilità di sentirsi impegnati ed utili.
L’esperienza internazionale di Save the Children, è particolarmente utile anche all’attività di recupero dei tanti minori stranieri figli di immigrati di prima e seconda generazione. Il tutto viene attuato in coordinamento con la Croce Rossa e molti altri soggetti che si occupano della protezione dei minori.
L’impegno attuale dell’Organizzazione è quello di imbastire reti di collaborazione con le organizzazioni presenti in altre tendopoli, in modo da poter raggiungere il maggior numero possibile di bambini.
E’ possibile seguire la diretta di Save the Children su twitter seguendo l’account: @SaveChildrenIT
Per contribuire alle attività di Save the Children in Emilia attraverso il Fondo Emergenze per i Bambini:http://www.savethechildren.it/terremotoemilia
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto