E’ uscito oggi il nuovo rapporto UNHCR sui rifugiati 2011. I mesi che ci siamo lasciati alle spalle non sono stati certo tra i più lieti. La crisi mondiale cavalcante, la “primavera araba” e conflitti in ogni dove hanno reso la situazione molto più delicata. A partire dal 2000, l’anno scorso è stato quello che ha visto il maggior numero di rifugiati. Si parla di circa 43milioni di vite. Un dato agghiacciante se si pensa che le persone tornate al proprio paese di origine sono appena 532mila, uno tra i dati più bassi dell’ultima decade.
“Il 2011 ha visto sofferenze di dimensioni memorabili. Il fatto che così tante vite siano state sconvolte in un periodo di tempo così breve implica enormi costi personali per tutti coloro che ne sono stati colpiti” ha dichiarato António Guterres, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati a capo dell’UNHCR.
I dati in merito hanno subito diverse variazioni sopratutto dovute alle turbolenze degli ultimi anni. Il primo stato dal quale si scappa in cerca di giorni migliori è l’Afghanistan con 2,7milioni di rifugiati,circa l’8% dei rifugiati globali. A seguire con il 6% Cina e Iraq. Quarta la Serbia, che nel 2010 si piazzava al primo posto di questa lugubre piramide, quindi Pakistan, Congo e Russia.
La maggior parte dei rifugiati cerca asilo nei paesi limitrofi. Fatto che si riflette ad esempio nelle numerose popolazioni di rifugiati presenti in Pakistan (1,7 milioni), Iran (886.500), Kenya (566.500) e Ciad (366.500).
Tra Regno Unito, Francia e Paesi Bassi si contano tra i 3 e i 4 rifugiati ogni 1000 abitanti, mentre nel nostro stivale nemmeno 1 ogni 1000. Tra i più grandi bacini di affluenza: Stati Uniti e Germania. “Possiamo solo essere grati del fatto che nella maggior parte dei casi il sistema internazionale atto a proteggere queste persone sia rimasto saldo e che le frontiere siano rimaste aperte. Questi sono tempi difficili” ha dichiarato Guterres.
Ciò che è maggiormente preoccupante è che la condizione di “rifugiato” non rimane quasi mai un fatto momentaneo ma nella maggior parte dei casi chi scappa dal proprio paese si vede costretto a vivere, o meglio a sopravvivere, in condizioni precarie nel degrado urbano, ai margini della città e della società. Possono passare oltre 5 anni prima che un rifugiato possa trovare una soluzione alla propria situazione.
Negli ultimi decenni l’Agenzia ha ampliato le sue mansioni. L’UNHCR nasce con il mandato originario di dare assistenza ai rifugiati,mentre adesso si occupa inoltre di garantire assistenza agli sfollati all’interno del proprio paese(di circa 25,9milioni l’UNHCR riesce ad aiutarne oltre 15), alle persone apolidi e si occupa delle questioni relative ai diritti umani.
E’ estremamente difficile anche solo cercare di prevedere come si svilupperano i flussi nei prossimi anni perchè gran parte del gioco è in mano a politica ed economia. La speranza è che agenzie come l’UNHCR abbiamo sempre maggior potenziale d’azione e che la strategia politica cambi radicalmente in favore di una diversa consapevolezza e di un mutato modus operandi. Fino a quel momento non resta che fare la propria parte.
di Luca Iacoponi
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