Dalla teoria dei mass-media ai social: in mostra l’evoluzione dell’arte contemporanea

di Teodora Malavenda

Sabato 21 luglio presso la Fondazione Michetti di Francavilla al Mare (Chieti) sarà inaugurata POPism L’arte in Italia dalla teoria dei mass media ai social network, un’interessantissima collettiva di arte contemporanea curata da Luca Beatrice.
Frontierenews ha incontrato il curatore e con lui chiacchierato di arte e dintorni.

Il Premio Michetti giunge quest’anno alla 63sima edizione: per l’occasione sarà inaugurata POPism. Ce ne vuole parlare?
Il Premio Michetti è uno dei più antichi e consolidati in Italia. Nonostante le ristrettezze economiche lo abbiamo voluto portare ai fasti di un tempo mettendo a disposizione del vincitore una cifra pari a quindicimila euro. La mostra ospiterà le opere di alcuni interpreti della Pop Art italiana che attraverso un linguaggio giovane e accattivante offrono un’interessante visione della sua evoluzione dopo oltre cinquant’anni dalla nascita. L’arte nel corso dei decenni ha mutato il suo rapporto con il mondo della comunicazione. Oggi ai media tradizionali si sono aggiunti il web e i social network che rendono protagonista quello che prima era il destinatario finale, e impotente, del messaggio.

A suo parere, qual è lo stato dell’arte contemporanea oggi in Italia?
L’arte italiana pur non avendo raggiunto traguardi straordinari, ha avuto negli ultimi decenni un mercato medio che l’ha tenuta in piedi. Con l’arrivo della crisi economica lo spazio per gli artisti si è ridotto e la generazione dei 40-50enni è stata fortemente penalizzata. Dall’altra parte, complice anche il fenomeno della globalizzazione, abbiamo smesso di confrontarci solo con Europa e America così che i confini dell’estetica contemporanea si sono aperti anche ai paesi emergenti, favorendo un confronto e uno scambio talvolta proficuo.

Secondo una percezione diffusa, certa arte continua ad essere elitaria e destinata ad una fruizione limitata. Qual è il suo pensiero in proposito?
Non credo che questo sia un punto su cui bisogna insistere più di tanto. All’estero è facile trovare file interminabili alle mostre di Damien Hirst o Jeff Koons. Sicuramente l’arte contemporanea ha bisogno di codici di accesso specifici che noi addetti dovremmo imparare a comunicare meglio. Per questo motivo utilizzo mezzi non convenzionali come i social network. Oggi gli artisti preferiscono farsi conoscere tramite internet piuttosto che con le mostre. Siamo in presenza di una rivoluzione epocale.

Se le venisse chiesto di abbinare un disco o un brano alla sua ultima mostra, cosa sceglierebbe?
I Club Dogo.

Cosa significa essere artista nel 2012?
Oggi l’artista dispone di più strumenti e di più linguaggi. Attraverso la rete ha la possibilità di accedere ad un sistema di comunicazione molto complesso e grazie ai voli low cost può visitare tante città e approfondire le proprie conoscenze. È ovvio però che alla base occorre essere curiosi, intelligenti e capaci. Gli artisti o aspiranti tali dovrebbero smettere di credera nella sfiga…

Ma Luca Beatrice da che arte sta?
Sto dalla parte di chi non ha paura di rischiare. Quante band hanno fatto un solo disco e poi hanno smesso di suonare? Un’intuizione non è detto che abbia successo in eterno.

www.lucabeatrice.com
www.fondazionemichetti.it

 


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