Questi sono i giorni in cui, a Damasco, i ribelli, guidati dal colonnello dissidente Abdulhameed Zakaria, annunciano che i combattimenti non cesseranno. Sono i giorni dello scontro finale, violentissimo, tra il Libero Esercito Siriano e il regime. Quelli in cui lo stesso presidente, Bashar al-Assad, si presenta confuso, sorpreso dai numerosi e continui tradimenti, ma deciso a non intimare il “cessate il fuoco”. Solo ieri, di siriani, ne sono morti almeno 45.
Così, mentre Kofi Annan prosegue le sue missioni in giro per il pianeta – nella veste ufficiale di emissario della Lega Araba – alla disperata ricerca di una soluzione diplomatica, e gli Usa continuano a lanciare accuse e ultimatum, sulla questione siriana si sta facendo sentire anche il nostro Paese. Con una proposta lanciata dal Senato.
Da Palazzo Madama è infatti giunta una precisa richiesta, firmata congiuntamente da 22 senatori: revocare al presidente siriano al-Assad l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce, decorato di gran cordone dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
Conferitagli dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l’11 marzo del 2010, la decorazione è legata al più alto ordine della Repubblica Italiana e, per legge, viene concessa per “ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione”, alle personalità di spicco della società civile, per il loro impegno filantropico, sociale e umanitario, nonché a seguito di lunga e onorifica carriera civile o militare.
E, se queste sono state le motivazioni che, in passato, hanno portato il presidente della Repubblica ad attribuire la prestigiosissima onorificenza a Bashar al-Assad, oggi, l’interpellanza bipartisan presentata in Senato è stata motivata richiamando le condizioni (opposte) per cui, invece, si incorre nella perdita dell’importante riconoscimento: la sopraggiunta indegnità dell’insignito.
Che, a detta dei 22 firmatari, sarebbe comprovata dalle quotidiane sofferenze patite dal popolo siriano, dalla violenza del regime, dall’aumento delle uccisioni. In Parlamento, dopo aver ricordato anche la decisione, risalente allo scorso 28 maggio, di espellere l’ambasciatore siriano in Italia, il nome di al-Assad è finito nella categoria dei leader colpevoli di reprimere, con inaudita violenza, le manifestazioni di protesta, anche attraverso il reiterato massacro della popolazione civile.
Tutte condizioni che, secondo quanto sostenuto dai firmatari, renderebbero più che motivata la richiesta di revoca della decorazione. Richiesta che, peraltro, i senatori sperano sia approvata nel più breve tempo possibile, “nel rispetto del popolo siriano”. E su cui deve pronunciarsi, con decreto, lo stesso Presidente della Repubblica, su proposta motivata del capo del Governo, previo parere del Consiglio dell’Ordine.
Emilio Garofalo
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