Riace, niente fondi per i rifugiati. Il sindaco inizia sciopero della fame

Domenico Lucano è il sindaco di Riace. Il suo è un piccolo comune, famoso per le brune statue greche, i Bronzi. Conta poco più di 2mila abitanti: tra questi, 150 sono rifugiati approdati in Calabria a seguito degli sbarchi a Lampedusa. Domenico Lucano, da ieri, è in sciopero della fame.

Il primo cittadino ha spiegato così la sua drastica decisione: “Da un anno non riceviamo più i contributi dalla Protezione civile. Ci stanno prendendo in giro. Viviamo una piena emergenza”.  E, facendo un passo indietro di qualche mese, scopriamo quale sia, appunto, l’emergenza denunciata da Lucano.

Dall’inizio dell’anno, lo Stato ha sospeso l’erogazione dei contributi ai Comuni che hanno accolto i tanti nordafricani giunti in Italia a seguito dei rovesciamenti politici della “Primavera araba”. Le comunità sono rimaste, così, sprovviste di cibo e medicinali.  Le famiglie ospitate a Riace, tra le quali ci sono poco meno d’una cinquantina di bambini, vivono da tempo in condizioni difficili.

Si sono registrati molti danni, alcuni irreparabili, alle abitazioni e molte, tra queste, sono sprovviste di corrente elettrica. I commercianti di Riace, che nei primi tempi di convivenza civile con gli stranieri si sono dimostrati attenti e sensibili, concedendo anche ai loro “nuovi” concittadini crediti sui beni e sulla mercanzia, non sono più in condizione di soddisfare le esigenze della comunità multietnica. Ad eccezione della farmacia, che accetta ancora i bonus per il latte in favore di una bimba di sei mesi, in paese insieme con i suoi genitori.

Il primo cittadino ha annunciato che la protesta, appena cominciata, “andrà avanti a oltranza”, almeno fino a quando non saranno proposte soluzioni per risolvere questa “condizione insostenibile”. Ma quali sono le cause della dispersione della copertura finanziaria dello Stato? La risposta è stata fornita dalla stessa Protezione Civile : “la mancata registrazione, da parte della sezione regionale di controllo di Catanzaro della Corte dei Conti, delle convenzioni stipulate dal soggetto attuatore della Regione Calabria con gli enti gestori, prima del 29 luglio 2011”.

L’impasse si deve a un inghippo burocratico, insomma, dovuto alla mutazione del precedente orientamento, disposta dalla stessa Corte dei Conti, e alla conseguente decisione di porre, al visto preventivo, non solo gli atti del Commissario delegato, ma anche quelli dei soggetti attuatori. Questo complesso iter giudiziario e normativo ha fornito a Domenico Lucano il pretesto per cominciare la sua radicale protesta.

Lo sciopero della fame è stato invocato, e poi intrapreso, per rivendicare il rispetto minimo “dei rifugiati e delle loro famiglie”. E ha raccolto il anche il sostegno della Rete dei Comuni Solidali, composta da tutti gli Enti gestori di progetti di accoglienza nella regione calabrese. “Il problema del Sindaco di Riace riguarda tutta la Comunità” – hanno spiegato, per mezzo di una nota, i sostenitori di Domenico Lucano, gli stessi amministratori che, infine, si sono chiesti se possa mai una mancata firma su un pezzo di carta incidere sul destino di centinaia di migranti, costretti alla fame e a restare senza assistenza sanitaria.

Emilio Garofalo

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