Sentenza storica, come la definiscono Elena Ciocca e Manuela Amadori, piccole imprenditrici che denunciarono gli illeciti, quella emessa dal giudice Giorgio Di Giorgio nei confronti di 4 imprenditori cinesi e 4 italiani, tra cui Franco Tartagni presidente della Atl Groupo di Forlì e Omsa, accusati di aver sfruttato manodopera cinese a basso costo per abbattere i costi di produzione.
Fabio Di Vizio, pubblico ministero che da tre anni segue la vicenda, afferma : “Secondo me questa è una sentenza importantissima, dal punto di vista del diritto. Lo è per la tutela della garanzie dei lavoratori. Il profilo etico-sociale è importante, ma qui oggi ha vinto il diritto”.
La condanna è arrivata dopo l’accertamento di una strutturale violazione delle norme di sicurezza sul lavoro; gli imprenditori infatti adottavano norme di lavoro molto simili a quelle vigenti in Inghilterra nel ì700: gli operai erano costretti a lavorare 18-20 ore in ambienti senza servizi igienici, senza pausa pranzo. Il giudice Di Giorgio ha disposto che gli imputati forlivesi rifondino le spese legali: 1800 euro per ciascuna delle parti civili costituitesi a processo: il Comune di Forlì, di Bertinoro e di Castrocaro e la Camera di Commercio.
Le imprenditrici Ciccora e Amadori si dichiarano soddisfatte e affermano: “ Per noi questa sentenza è la vittoria più importante. Ci serve a dare uno schiaffo a chi non ci ha creduto e si è permesso di dire che davamo la caccia alla streghe”. Intanto è forte la preoccupazione per le sorti delle ex operaie dell’Omsa tanto che Samuela Meci della Filctem Cgil di Faenza ha dichirato : “La Regione, quando si discusse dell’acquisizione, si era fatta garante e la vicenda della TreErre non sembrava nulla di preoccupante. Dovremo stare attenti e vigilare, oggi più che mai, affinché non ci siano ripercussioni negative per le lavoratrici che stanno svolgendo il loro training all’Atl”.
S.O
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