Unar vittima della spending review. Firma la petizione per salvarlo

Nella homepage del sito internet di Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, c’è scritto: “Se sei vittima di una discriminazione, clicca qui”. Oppure: “se vuoi segnalare atti o comportamenti discriminatori nei confronti di terzi clicca qui”. Gli inviti sono, naturalmente, tradotti in più lingue. Riassumono alla perfezione identità e importanza di un ente che, sin dal 2003 (anno in cui fu istituito col d.lgs n. 215 del 9 luglio), ha sempre operato con massima cura e imparzialità nel settore della tutela della parità di trattamento delle persone.

Ma l’Unar è anche un ufficio che, a causa della indiscriminata applicazione della “spending review”, rischia di scomparire. Sono, queste, le dure condizioni imposte dalle sforbiciate della revisione dei conti pubblici. A farne le spese è un soggetto di spicco dell’associazionismo sano del Paese, che ha continuativamente perseguito il solo obiettivo della rimozione di quelle discriminazioni fondate sulla razza e sull’origine etnica.

A seguito dell’annuncio dei tagli, è stata promossa, tramite un appello fatto circolare sul web, un’iniziativa per salvare l’associazione. Sono “scese in campo” le sorelle minori dell’Unar, ovvero tutte le sigle dell’associazionismo italiano che, sotto l’egida dell’ente, hanno cooperato, nel tempo, nel settore della lotta contro ogni forma di discriminazione.

E’ dalla loro denuncia che si apprende come, nell’ultimo triennio, l’Ufficio nazionale “abbia scritto pagine importanti nella diffusione di prassi antidiscriminatorie, costruzione di reti e apertura di tavoli, che hanno creato preziose relazioni, sollecitando straordinarie sinergie e ottenendo riconoscimenti dal Consiglio d’Europa, dalla Commissione europea e dalle Nazioni unite”.

Ed è proprio questa sinergia con la realtà comunitaria a far sembrare ancora più ingiuste le limitazioni imposte dal Governo: è la prova, infatti, di quanto poco l’Unar gravi sulle casse dello Stato. Il suo, viceversa, si presenta come un ottimo modello di gestione di fondi europei. E lo è stato in particolar modo nell’ultimo triennio, così come dimostrato dall’oculatezza delle spese e dall’utilizzo del patrimonio, condizioni che hanno consentito una crescita esponenziale dei risultati.

Tra questi: l’avviamento dei piani di attività, le operazioni di coordinamento e controllo delle autonomie locali, la risoluzione dei problemi legati a razzismo e xenofobia. E, ancora, la stesura di numerosi programmi, sia relativi all’applicazione della Raccomandazione del Consiglio d’Europa su orientamento sessuale e identità di genere, sia di contrasto delle discriminazioni legate alla disabilità.

Dati sintomatici di una storia lunga e importante che, tuttavia, non sembrano in grado di scongiurare il rischio di una sospensione dell’attività dell’ente. Tra le voci della “spending review”, quella relativa al settore della tutela dei diritti appare, di fatto, come una limitazione sostanziale al percorso di crescita di tutte le realtà impegnate nella lotta contro ogni forma di discriminazione. Ancor più grave, poiché dà adito anche a nuovi pericoli.

Primo fra tutti, l’allontanamento dagli obiettivi della Comunità Europea che, invece, continua a spingere, anche per mezzo dell’erogazione di continui contributi in favore dei Paesi membri, per il rafforzamento e l’indipendenza del settore assistenziale. E non a caso, nella nota congiunta della rete associativa, è stata ribadita l’ipotesi di incorrere in pesanti infrazioni, dovute all’inosservanza “degli obblighi derivanti da trattati e direttive dell’Unione e gravi e concrete sofferenze per la vita di tante persone”.

La denuncia ha chiamato in causa i partiti, il Consiglio dei Ministri e il suo Presidente, a sottolineare come, dal rilancio dell’Unar, dipenda la credibilità stessa del Paese. E perché dovrebbero essere le Istituzioni a intervenire, “ in un momento in cui, sulla convivenza civile, l’equità, la dignità, si gioca tanta parte della nostra capacità e credibilità nel rilancio dell’Italia”.

Emilio Garofalo

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1 Comment

  • signori uficio unar ho mandato il mio documenti via fax

    chiedo sono aposto se no ti porto piu completata

    mi deve tradure a lingua englese grazzie tel 3294944365

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