Uno zainetto nero ed un foglio di via. L’angoscia di non avere un posto dove andare e la consapevolezza di non voler tornare in Marocco, terra natia da cui era emigrato solo cinque anni fa.
È questa la storia del ventenne Abdellaziz T., trovato morto, impiccato ai tubi di una saletta della “Sala Coop”, centro ricreativo di Castel del Rio. Qui, tra le colline di Imola, c’era arrivato perché quand’era arrivato minorenne e senza genitori, l’avevano affidato ad una struttura protetta che si chiamava “Il Veliero”, dove è rimasto fino ai suoi 18 anni.
Poi i problemi con la giustizia, lo spaccio di droga, l’arresto nel luglio scorso, un furto, un biglietto del treno non pagato. Tutti precedenti che hanno decretato il suo non rinnovo del permesso di soggiorno.
Un gesto disperato, una decisione presa lì per lì, su due piedi, quando dopo aver dato una mano alla Sagra del Porcino del paese ha chiesto le chiavi del centro per poter andare a lavarsi. È stato un volontario a trovarlo, appeso a tre metri di altezza, il necessario per quel gesto estremo l’aveva trovato sul posto.
Sono intervenuti carabinieri e Procura, è stato aperto un fascicolo contro ignoti, nonostante non ci siano dubbi che si tratti di un suicidio. L’intera comunità è scossa, in fondo, quel giovane ragazzo marocchino l’avevano adottato, era uno di loro, “gli volevamo bene”, dicono commossi.
Ilaria Bortot
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Europa3 Marzo 2024La maglia multicolore che unì basket, musica e TV per la Lituania libera dall’URSS
- Universali3 Marzo 2024Il vero significato di Bambi (e perché Hitler ne era ossessionato)
- Universali29 Febbraio 2024Hedy Lamarr, la diva di Hollywood che “concepì” Wi-Fi e Bluetooth
- Europa28 Febbraio 2024La tregua di Natale del 1914, quando la guerra si fermò per una notte