La mancata concessione del permesso di soggiorno. La paura di essere rimpatriati in Africa in tempi brevi. La decisione della Questura di Ragusa di sospendere l’accoglienza e la decisione del respingimento. Sono questi i motivi che, ieri, hanno scatenato la rivolta di 56 immigrati magrebini nel centro di Pronta Accoglienza di Pozzallo.
Tra questi, un gruppo di circa venti persone si è arrampicato sul tetto della struttura per protestare contro le autorità, dopo aver appreso che sarebbe stato negato loro il permesso di soggiorno. E sono state le stesse autorità, poi, a intervenire, per arginare la sommossa degli immigrati: Carabinieri, Guardia di Finanza, agenti di Polizia e Capitaneria di Porto hanno arrestato 14 manifestanti, tra i quali ci sarebbe anche una donna.
La protesta è durata, in tutto, ventiquattr’ore. Durante la prima notte trascorsa nel centro di Pozzallo, i clandestini, appresa la notizia dell’imminente rimpatrio, si sono scagliati contro gli operatori del centro: “Non riuscirete a mandarci di nuovo in Africa” – hanno ripetuto in coro – prima di scagliarsi contro gli agenti intervenuti sul posto per un servizio di pattugliamento.
Poi, la carica, alle prime luci del mattino: vetri rotti, stanze occupate e interni divelti. Un’azione di protesta, che le forze dell’ordine hanno respinto a loro volta con un duro intervento durato pochi minuti. Dopo questi brevi ma violenti scontri, il gruppo di magrebini si è dileguato nelle zone a ridosso del centro: c’era chi continuava a inveire, chi intonava cori di protesta e chi, invece, cercava una via di fuga per far perdere le proprie tracce. Secondo alcune denunce, ci sarebbero immigrati nascosti tra le strade del quartiere Raganzino.
Altri, invece, sono riusciti a raggiungere il tetto della struttura, dove si sono rifugiati, armati di pietre, pezzi di vetro e spranghe. Le trattative, cominciate dopo qualche minuto, sono state condotte dal Sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, dal vicesindaco, Francesco Gugliotta, e dall´assessore Maiolino. Per assistere i rappresentanti del Comune è intervenuto sul posto anche il Commissario Capo della Questura di Ragusa, Nino Ciavola.
Nonostante i reiterati tentativi di conciliare le richieste degli immigrati e la decisione della Procura, quel “non scendiamo”, ripetuto in coro dai manifestanti, ha vanificato ogni mediazione. Solo dopo un’intera giornata le forze dell’ordine sono riuscite a sedare la rivolta e a procedere agli arresti. L’episodio ha fatto venire a galla le falle di un sistema d’accoglienza che, solo fino a un anno fa, era considerato fra i più sicuri d’Italia, al punto da rendere inutile la decisione di implementare il numero degli agenti impegnati nel controllo dell’area di Pozzallo.
Oggi, a un anno dall’annuncio dei grandi risultati ottenuti dal centro in termini di sicurezza, si contano i danni: circa 30mila euro per ripristinare gli interni distrutti e per una nuova messa in sicurezza dell’intera struttura. Ma, tra gli operatori che protestano per l’abbassamento del livello della loro sicurezza e gli uomini delle istituzioni che plaudono al coraggio delle forze dell’ordine impegnate nel sedare la rivolta, restano i magrebini. Prima accolti, poi arrestati e, infine, respinti.
Emilio Garofalo
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