I mille volti del lavoro in Australia – parte 2

Brisbane by night - Copyright Stefano Marai

di Eleonora Dutto

“È davvero facile trovare lavoro in Australia?” Questa è una delle frequenti domande che ricevo dall’Italia. La mia esperienza non è la risposta definita: per capire la realtà delle cose consiglio di ascoltare diversi racconti e coglierne i dettagli.

L’autore delle foto di questo diario, Stefano, ha lasciato l’Italia quest’estate alla ricerca di un’esperienza rigenerante, dopo aver perso un lavoro che ha assorbito la sua passione senza ricambiare.

Quando è arrivato a Brisbane ha deciso di cercare un casual job in maniera selettiva, scegliendo con calma solo ristoranti e caffè che considerava allettanti: se doveva esserci una differenza con l’Italia voleva fosse la bramata filosofia “lavorare per vivere e non vivere per lavorare”.

Stefano ha concentrato la sua ricerca sia porta a porta che nei motori di ricerca online principali (www.seek.com.au) , ricevendo numerose risposte: già il primo giorno ha ottenuto una chance come cameriere in un ristorante italiano di lusso. Purtroppo la prova non è andata a buon fine: nonostante una buona praticità nel lavoro, il suo livello di inglese non era ancora adatto a seguire tutte le dinamiche.

Nei giorni seguenti ha ottenuto diversi colloqui e alcune prove; ha percepito da subito la sensazione di essere in un contesto ricco di opportunità. Una prova curiosa è stata quella come cuoco in un ristorante greco che voleva inserire la cucina italiana nel menu: Stefano doveva preparare alcuni sughi nostrani ma, a dispetto delle sue buone capacità ai fornelli, la versione originale di quei sapori non è stata apprezzata. Vi incuriosirà sapere che la carbonara qui piace senza uova…ma preparata con una crema già pronta.

Dopo una ventina di giorni di metodica ricerca, una mattina Stefano si rilassava con qualcosa di caldo in una deliziosa cioccolateria nella zona di New Farm e, senza pensarci, ha improvvisato la domanda di lavoro al proprietario. Questo gli ha proposto di iniziare prima un addestramento per una settimana. In quei giorni gli è stato insegnato tutto il necessario: i diversi tipi di caffè, di cioccolate ed i loro speciali brownie fatti in casa.

Conclusa la prova, ha ottenuto il posto come barista, a 21$ all’ora per circa 30 ore settimanali in regola, ovvero con il pagamento di contributi, straordinari e maggiorazioni festive. Il 9% dei 21$ viene trattenuto come tasse e può essere riscosso nel momento in cui si lascia il paese (Tax Return).

La cioccolateria è piccola e accogliente, l’ambiente di lavoro è disteso, senza pesanti pressioni da parte del proprietario. Stefano sta imparando un mestiere e si dichiara soddisfatto: ha un tenore di vita più alto di quello aveva in Italia e con un lavoro qualificatamente più basso, di conseguenza vive senza pensieri. Ammette però di non voler accontentarsi di questo impiego a lungo.

Ma come cambiano le dinamiche se un immigrato italiano con il working holiday visa ed un alto livello di inglese vuole ottenere un lavoro professionale?

Ho scovato Giacomo, 31 anni, ingegnere gestionale, specializzato in produzione e logistica, arrivato a Brisbane lo scorso aprile per cercare lavoro nel paese del quale aveva raccolto esaltanti notizie.

La prossima volta vi racconterò la sua storia.

LEGGI ANCHE LA PUNTATA PRECEDENTE: I mille volti del lavoro in Australia – parte 1

 


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