Lombardia: l’Antitrust boccia le restrizioni sui negozi etnici

Se si pensa al kebab o a un phone center, la mente corre velocemente agli immigrati che gestiscono queste attività. In Lombardia queste attività sono molto frequenti, così come in altre grandi regioni italiane, ma il commercio degli immigrati non è sempre ben voluto.

La Regione Lombardia ha varato una legge, la cosiddetta Legge Harlem, voluta fortemente dalla Lega Nord e attualmente al vaglio della Corte Costituzionale. Inoltre da tempo alcune volenterose amministrazioni locali si sono date da fare per impedire il proliferare di negozi etnici. In quattro comuni (Bregnano, Roverello Porro, Ceriano Laghetto e Capriate San Gervasio) sparsi tra le province di Como, Bergamo e Brianza, le amministrazioni leghiste tra il 2009 e il 2010 hanno varato alcune delibere che vietano l’apertura di attività commerciali come kebab, centri di telefonia e centri di trasferimento di denaro, se non si ha l’autorizzazione del Comune. A porre fine a queste ridicole delibere ci ha pensato l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che con quattro pareri pubblicati sul bollettino ha affermato che tali regole si traducono in una programmazione quantitativa dell’offerta, in contrasto con le esigenze di salvaguardia della concorrenza, e a farne le spese sono i consumatori con una riduzione degli operatori e il conseguente aumento del prezzo finale.

Gli esperti dell’Antitrust sottolineano, inoltre, che nelle delibere non si dimostra come i negozi di kebab potrebbero nuocere a viabilità e vivibilità più di altre attività commerciali come locali e ristoranti. E’ stata bocciata anche la procedura negoziale con cui il Comune autorizza l’apertura di tali attività in alcune zone. “Oltre a costituire una barriera all’ingresso di nuovi operatori, può comportare una discriminazione tra di essi, considerata la discrezionalità di tale procedura caratterizzata da criteri eterogenei e non trasparenti”.

Luca La Gamma


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