Circa un paio di settimane fa il ministro dell’Istruzione aveva lanciato la proposta di rivedere i programmi di geografia e religione suscitando non poche proteste. Favorevoli all’idea si erano detti: Radicali, Idv e la Rete degli Studenti Medi. Da qualche giorno il think tank “Benvenuti in Italia” si è deciso a promuovere sul suo sito un appello in sostegno all’iniziativa.
“Al Ministro Profumo chiediamo il coraggio di proporre una sperimentazione nazionale, nonostante le critiche e le difficoltà.” E’ l’incipit dell’appello. L’obiettivo di partenza della Fondazione in sé è quello di “ contribuire a creare una nuova cultura, sviluppando progetti a partire da tematiche e idee condivise e reputate centrali per il loro impatto sociale e politico.”.
E la religione è sicuramente un aspetto di grande rilievo. “Nella nostra società la religione occupa uno spazio importante ed è rintracciabile in forme di credenza variegate e difformi. Le differenze religiose –uno degli aspetti del pluralismo culturale- restano fonte di polemiche e difficoltà sia nel garantire l’uguaglianza nella scuola, sia nel facilitare la partecipazione alla vita politica e culturale della società, sia nell’impegno di creare un sentimento di cittadinanza condivisa.”, si legge sul sito dell’advocacy group.
L’Italia deriva da una matrice prettamente cattolica ma il conoscere altre culture è un’apertura mentale che nel ventunesimo secolo è d’obbligo. “L’analfabetismo religioso diffuso è un ostacolo nella costruzione della cultura della cittadinanza responsabile. In Italia, a differenza di altri paesi d’Europa, manca un sapere storico-religioso diffuso, perché la scuola non ha attivato questo ambito che pure è riconosciuto come priorità educativa in Europa.”, continua l’appello.
“L’avviamento alla conoscenza storica delle religioni è uno strumento fondamentale di educazione alla cittadinanza globale ed è un antidoto contro derive fondamentaliste e violente.”
A Torino e Roma sono già state tentate sperimentazioni sostenute da provincia, comune, ministero per le pari opportunità e dalla chiesa valdese. Ora è arrivato il momento di ampliare questi tentativi a un livello nazionale per l’educazione a una cittadinanza aperta alla pluralità e quindi responsabile.
“La crisi dell’Italia è soprattutto crisi culturale: abbiamo perso la capacità di guardare insieme al futuro. Che vuol dire sapere dove andare, volerci andare e avere le capacità per farlo. L’Italia riparte se riparte la cultura: la scuola è l’innesco.”
E conclude: “Siamo felici quindi che finalmente questo approccio abbia avuto rilevanza pubblica e politica a livello nazionale e speriamo che il Ministro, nonostante le accese critiche, abbia il coraggio di procedere in questa direzione, come possibilità per rendere il nostro Paese davvero Europeo.”
Consulta e sottoscrivi l’appello qui.
Luca Iacoponi
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