La società Eures, Ricerche economiche e sociali ha pubblicato il rapporto 2012: un’indagine sul fenomeno dell’evasione fiscale in Italia. Dai dati riscontrati emerge che la diffusione dell’evasione fiscale all’interno del lavoro autonomo e delle piccole realtà imprenditoriali è di grande rilevanza ma rappresenta comunque un parte minoritaria del problema: le grandi organizzazioni criminali sarebbero infatti responsabili del 34,8% dell’evasione fiscale complessiva – stimata per un valore di 115 miliardi – seguita dalle big company (grandi società) al 23,5%, dai lavoratori in nero, 21,7%, dalle società di capitale, 13%, e per ultimo dai lavoratori autonomi e dalle piccole imprese, 7%.
L’obiettivo del recupero dell’evasione per il 2012 ammonta a 15 miliardi di euro, una cifra molto modesta considerando che l’ammontare annuo sottratto al fisco è stimato intorno ai 120-150 miliardi di euro. Il livello di tassazione invece è sensibilmente aumentato nel corso degli ultimi decenni, ed è passato dal 38,2% nel 1990 al 42,3% nel 2010. In questo stesso anno l’Italia ha registrato una pressione fiscale superiore alla media dei Paesi Ue27 che si è attestata al 39,5%, posizionandosi subito dopo i Paesi nordici, i quali però di contro si distinguono per efficienti sistemi di welfare.
Secondo le stime contenute nel Documento di Economia e Finanza del governo italiano, la pressione apparente nel 2012 salirà al 44,7%, dal 42,5% del 2011, mentre nel 2013 arriverà al 45,3%. La misurazione del fenomeno dell’evasione fiscale si scontra, come è noto, con la difficoltà oggettiva di osservare la reale portata dell’economia sommersa, ovvero tutte quelle attività svolte contravvenendo a norme fiscali e contributive.
L’evasione, in particolar modo in termini di mancato versamento di contributi sociali, è strettamente legata alla diffusione del lavoro non regolare che nel 2009 contava 2,9 milioni di unità di lavoro interessate. I lavoratori in nero individuati nel 2011 ammontavano a 12.676 (in diminuzione di 5.865 unità rispetto ai 18.541 del 2010) di cui 2.532 di origine extracomunitaria. Le regioni italiane a maggior rischio evasione nel 2011 erano la Sicilia, la Sardegna e la Calabria. I maggiori evasori fiscali, tra gli artigiani, sono risultati nell’ordine: giardinieri, falegnami, idraulici, fabbri e muratori/pittori. Per gli operatori dei servizi alla persona: ripetizioni scolastiche, lezioni private (musica, ecc.), baby sitter/badante e colf (per queste ultime due categorie il lavoro in nero supera il 60%).
Esiste poi tutta una realtà fatta di lavoro abusivo, cioè di figure non formalmente inquadrate ed operanti in maniera totalmente sommersa. In questo caso i servizi alla persona sono i più interessati dal fenomeno: insegnanti di ripetizioni scolastiche si attestano al 38,4%, le collaboratrici domestiche al 33%, baby sitter/badanti al 32,9%. In riferimento all’area geografica è emerso che al nord esistono maggiori casi di evasione fiscale (74,3%) per baby/sitter e badanti, mentre al sud il dato maggiore è legato ai servizi prestati da colf (70,5%).
Paola Totaro
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