Questa mattina trenta migranti malinesi si sono diretti verso l’ufficio immigrazione della Questura di Napoli, assaltandolo. La Prefettura aveva appena negato loro la richiesta dello status di rifugiati politici. Il bilancio dell’aggressione è stato di venti agenti feriti e un’automobile della polizia danneggiata. Gli assalitori erano giunti in Questura richiedendo un immediato rilascio del permesso di soggiorno, cosa non possibile dato che sulla loro presenza in Italia deve esprimersi la commissione territoriale che sta esaminando il loro status di rifugiati politici. Dei 1200 migranti che si sono visti rifiutare lo status – che tra l’altro hanno presentato ricorso – trenta hanno deciso di ricorrere alla violenza, probabilmente – riportano varie agenzie stampa – per essere arrestati e non venire espulsi.
La polizia ha fermato per il momento cinque persone. Le accuse per gli autori del blitz – si legge su Adnkronos – sono di interruzione di pubblico servizio, lesioni aggravate e danneggiamento di auto della polizia. Nel panico anche gli altri extracomunitari – circa 150 – che erano nell’edificio per altri motivi.
Il ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione Andrea Riccardi ha espresso “totale solidarietà agli agenti aggrediti” augurando loro “una pronta guarigione”. Il ministro ha poi aggiunto che “l’Italia è un paese accogliente, ma dobbiamo lavorare tutti, italiani e stranieri, per favorire l’integrazione che è un processo lungo. Non possono essere tollerate – ha concluso Riccardi – illegalità e violenze e tutti devono rispettare le leggi e le regole del vivere civile“.
Condanne per la violenza di questa mattina anche da parte di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato per i rifugiati (Unhcr): “Non è questo un metodo accettabile per risolvere le situazioni”. La Boldrini ha però aggiunto che sarebbe stato meglio fare “un decreto anziché affidare tutto alle commissioni territoriali”, dichiarando che i tempi burocratici molto lunghi che lasciano i migranti in uno “stato di sospensione ed esasperazione” non può mai “sfociare in un atto violento“.
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