Mentre l’America intera si chiede chi sarà il suo prossimo Presidente, lo stato della California si accinge a votare per la Proposition 34, meglio conosciuta come “Death Penalty : Initiative Statute”. Se gli elettori voteranno a favore, la pena di morte in California sarà abolita e commutata in una sentenza di carcere a vita senza alcuna possibilità di libertà condizionale. Abrogazione di pena valida anche retroattivamente, quindi ne potrebbero usufruire gli attuali 724 condannati. Inoltre, la Proposition 34 prevede di far lavorare coloro che vengono incarcerati per omicidio devolvendo il loro salario ai parenti delle vittime.
Firmando si chiede anche la creazione di un fondo di 100 milioni di dollari a favore delle forze dell’ordine per aiutarle a risolvere più casi di stupro e omicidio. Una proposta che non si limita alla salvaguardia della vita umana, ma molto lungimirante anche dal punto di vista amministrativo, considerando che la California ha il maggior numero di detenuti di tutti gli Stati Uniti, pari ad un quarto dell’intero totale.
Per non parlare dei costi. Da quando è stata riammessa la pena di morte, nel 1976, solo 14 detenuti sono stati giustiziati. La maggior parte di loro è morta di vecchiaia e malattia, costando allo stato ben 184 milioni di dollari l’anno, tra mantenimento del braccio della morte e dei suoi ospiti. Come recita la campagna per il sì, quei soldi “non potrebbero essere investiti in programmi educativi o in politiche di serio contrasto alla criminalità?”.
Testimonial di eccezione sono i 141 innocenti rilasciati prima di percorrere il fatidico miglio verde e due “boia” di eccezione, Jerry Givens (62 condanne a morte in Virginia) e Ron McAndrew. Non si tirano indietro nemmeno i partiti, l’abrogazione piace sia ai conservatori della Conferenza Episcopale della California che hai democratici del California Democratic Party. Ha dato il buon esempio anche la Corte Federale annullando la condanna a Douglas Ray Stankewitz che era stato condannato ben 34 anni fa.
L’ultimo sondaggio, riportato dall’autorevole Los Angeles Times che ha definito l’andare a votare una “scelta di buon senso”, ha dato il si al 42% mentre il no al 45%. Una scelta in bilico, l’ennesimo scontro in un argomento sempre delicato come questo che parla di vita umana.
A supporto di una scelta giusta e coscienziosa, molte testimonianze delle famiglie delle vittime che restano comunque contrarie a questa pena, come Lorraine Taylor a cui è stato assassinato il figlio: “La pena di morte non renderà le nostre strade più sicure mentre togli risorse a chi dovrebbe impedire la violenza. E nega anche la giustizia per migliaia di madri a lutto che, come me, non potrà mai vedere l’assassino di suoi figlio chiamato a rispondere dei suoi crimini!”
Ilaria Bortot
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto