Ventotto anni e la voglia di dire “sì”, di infilare un anello al dito della sua amata e ricominciare. È così che comincia la storia di questo ragazzo marocchino che vive a Terno d’Isola, provincia di Bergamo.
Lei, russa ma ormai cittadina italiana, non vedeva l’ora di rispondere “Lo voglio”, una promessa che è per sempre, finché, come recita la formula, “morte non ci separi”. A separarli però, è intervenuto il sindaco, Corrado Centurelli, esponente della Lega Nord e grande sostenitore dell’espulsione dei clandestini.
Lo sposo risulta clandestino, visto che a causa di alcune precedenti condanne penali, non ha potuto rinnovare il permesso di soggiorno. Ed ecco allora il primo cittadino infuriarsi e rivolgersi direttamente al Prefetto di Bergamo, proclamando dimissioni immediate salvo poi considerarle “simboliche”, a mo’ di denuncia, di provocazione contro le istituzioni.
Istituzioni che, secondo la sentenza della Corte Costituzionale 245 del 6 luglio 2011, prevedono che si possa procedere alla celebrazione del matrimonio anche se il soggetto è sprovvisto di permesso di soggiorno. Eppure nessuno della giunta ci sta, nessuno vuole essere responsabile del fatidico “sì” di questa coppia. Matrimonio che permetterebbe al giovane di diventare, dopo cinque anni, cittadino italiano e nel frattempo ottenere un permesso di soggiorno, smettendo così di vivere nell’illegalità.
I giovani sposi però non si sono persi d’animo. Hanno trovato un giudice di pace che è riuscito a far valere il loro diritto di sposarsi. Bisogna solo trovare qualcuno della giunta disposto a celebrare il rito. E non pare sia cosa facile. Ma si sa, amore omnia vincit. Perfino contro la Lega.
Ilaria Bortot
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