Li chiamiamo eroi, ma forse è più proprio definirli esempi. Perché la nostra lista delle venti persone che hanno caratterizzato il 2012 in positivo è composto principalmente da anti-divi, le cui gesta sono state per lo più dimenticate dalla maggior parte dei media. Nella seconda e ultima parte della nostra lista vi presentiamo Kim Phuc, Natalia Radzina, Giancarlo Sau, Rosa Schiano, Victoria Soto, Jens Stoltenberg, Gino Strada, Shlomo Venezia, Malala Yousafzai e Javier Zanetti. Qui trovi gli altri dieci eroi.
Kim Phuc
È diventata famosa per la foto che immortala la sua disperata corsa durante un attacco vicino a Saigon in Vietnam l’8 giugno 1972. Kim aveva nove anni quando gli aerei dell’esercito statunitense sganciano una bomba al napalm sul villaggio di Tran Bang. L’attacco è violento e le sue braccia e la sua schiena rimangono ustionate. Oggi Kim, che vive in Canada ed è sposata con due figli, ha fondato la Kim Puch Foundation International, che supporta i bambini vittime di guerra in tutto il mondo. [Francesco Caselli]
Natalia Radzina
Redattrice del portale indipendente di “Charter ’97”, attualmente vive in Lituania dove ha richiesto e ottenuto l’asilo politico. Arrestata in Russia per aver “organizzato disordini di massa” durante le denunce per i brogli elettorali delle elezioni del dicembre 2010, è stata rilasciata dopo un mese. Nel 2010 è stata nominata per il Premio per “la libertà di espressione organizzato da Index on Censorship”. Attraverso il portale, continua a denunciare quello che accade di illegale nel suo Paese. [Ilaria Bortot]
Giancarlo Sau
Lo dichiarò senza giri di parole: “Siamo disposti a tutto, anche a ‘s’ammacchiausu’, ad ammattire”. Parole di lotta, pronunciate per salvare la miniera, il posto di lavoro sotto terra, a Nuraxi Figus, a centinaia di metri in profondità. Parole di dolore, dette indicando una stanza blindata in cui erano stipati 690 chili di esplosivo e oltre mille detonatori. Un minaccia, una speranza. Durante l’ennesimo giorno di protesta, a meno 373 metri, saltò addosso a Stefano Meletti, un suo compagno della Carbosulcis (in determinati contesti la parola “collega” non significa nulla) per salvarlo da un atto di protesta autolesionista, una serie di rasoiate sulle braccia. Gincarlo Sau, il “grande vecchio” del sindacato dei minatori. La sua è una delle storie dell’anno appena trascorso. Una lotta per riportare la luce dei diritti dove nessun’altra luce sarebbe mai potuta arrivare. [Emilio Garofalo]
Rosa Schiano
Che siano contadini in un campo di grano tra i proiettili sparati dalle torrette oppure pescatori che buttano le reti in mare intimoriti dagli attacchi della marina, i lavoratori palestinesi sanno che lei è fondamentale per poter tornare sani e salvi a casa e per riportare del cibo alle proprie famiglie. Perché anche la sua semplice presenza, in quanto volontaria internazionale, scoraggia le forze armate israeliane dall’attaccare civili disarmati. Ma la sua attività non consiste “solo” nel rischiare la vita ogni giorno per accompagnare i lavoratori e proteggerli; dalle visite ai parenti delle vittime dei raid aerei alla gestione di un seguitissimo blog dove racconta la vita autentica e quotidiana all’interno della Striscia di Gaza, Rosa Schiano è diventata un vero e proprio punto di riferimento per le famiglie gazawe, per gli attivisti internazionali e per chiunque abbia a cuore la corretta informazione “dall’altra parte dell’assedio”. E’ stata lei a denunciare la violazione della tregua da parte di Israele, così come è stata lei stessa a urlare al mondo che alcune “basi dei terroristi” bombardate dall’aeronautica erano, in realtà, asili nido. [Valerio Evangelista]
Victoria Soto
“Amo i miei 16 angeli e non vorrei mai lasciarli andare”. Queste le confidenze fatte ad un amico qualche giorno prima di morire. Aveva 27 anni Victoria Soto, la maestra della Sandy Hook Elementary School di Newton. La maestra dalla sguardo magnetico e dal sorriso contagioso che di fronte alla follia di Adam Lanza, il killer che ha fatto irruzione nella scuola del Connecticut uccidendo 20 bambini e 6 educatori scolastici, ha reagito con freddezza. Subito dopo aver udito gli spari, ha nascosto i ragazzini negli armadi e così quando l’uomo armato è entrato nella sua aula, gli ha detto che la classe era in palestra. La sua vita finisce qui. Tra lo strazio di chi le ha voluto bene e lo sconcerto di chi non l’ha mai conosciuta. [Teodora Malavenda]
Jens Stoltenberg
Leader del partito laburista e per tre volte Primo Ministro della Norvegia (ancora in carica), Jens Stoltenberg ad un anno dalle prossime elezioni parlamentari, ha deciso di formare un nuovo governo con l’obiettivo di rilanciarsi e risollevare la sua popolarità. E a quanto pare la strategia, se così si può definire, è stata ampiamente condivisa dalla comunità internazionale. Stoltenberg dopo aver spostato da un incarico all’altro quattro ministri, ha nominato Ministro della Cultura Hadia Tajik, riuscendo a battere con un solo nome due primati: Tajik è il ministro più giovane del governo norvegese (29 anni), nonché la prima persona musulmana di sempre a farne parte. In un Paese ancora sotto shock per la strage di Utøya, la nomina di Tajik è la dimostrazione che il processo di costruzione di una società multietnica è andato avanti. [Teodora Malavenda]
Gino Strada
Nello scrivere su Gino Strada è facile diventare retorici e banali. Per questo ci limiteremo a elencare alcune delle attività di Emergency che hanno portato i nostri lettori a reclamarlo come legittimo Nobel per la Pace al posto dell’Ue. Mentre scriviamo i medici di Emergency stanno operando in Iraq, Afghanistan, Repubblica Centraficana, Sudan e Sierra Leone e dalla fondazione dell’organizzazione hanno curato cinque milioni di persone di 16 paesi. E in Italia – si rassegni chi in maniera molto miope afferma che troppi italiani vogliono salvare il mondo dimenticandosi del proprio Paese – Gino e il suo team hanno fondato poliambulatori a Palermo e a Marghera oltre all’ausilio di due poliambulatori mobili. In un anno contraddistinto da spese militari folli e tentativi di privatizzare la sanità, la coerenza e la concretezza di Gino Strada sono risultate dei fari per tutte le persone sensibili alla tutela dei diritti umani. [Joshua Evangelista]
Shlomo Venezia
Il 2012 è stato l’anno in cui ci ha lasciato Shlomo Venezia. Ebreo deportato nel 1944 al campo di concentramento Auschwitz-Birkenau, dove fu inserito nell’unità Sonderkommando alla quale sopravvisse. Il compito di questa unità era collaborare con i nazisti allo sterminio degli altri ebrei, ripulendo ed eliminando le prove di ciò che stava accadendo. Eroe non solo perché unico sopravvissuto in Italia di queste unità speciali (una dozzina in tutto il mondo), ma soprattutto perché prima combatté contro la sofferenza e i sensi di colpa (che attanagliavano i sopravvissuti di quel reparto), poi lasciò l’oscurità del male dell’anima e urlò la sua memoria contro il negazionismo e l’oblio del ricordo. [Annarita Tucci]
Malala Yousufzai
Ha solo quattordici anni quando lo scorso 9 ottobre, nella valle dello Swat, la terra dei Pashtun, un gruppo di talebani irrompe sull’autobus che la sta riportando a casa con altre studentesse. Dopo averlo bloccato, i talebani sparano e la colpiscono con due pallottole: una al collo ed una alla testa. “Dobbiamo mettere fine a questa oscenità”, sarà la rivendicazione del portavoce del gruppo locale Ahsanullah Ahsan. Ora Malala sta bene, è stata curata in un ospedale londinese. L’oscenità a cui si riferivano i cosiddetti “studenti di Dio” è la caparbietà con cui Malala da anni difende il diritto alla scuola delle ragazze come lei in una terra che vuole le donne ridotte solamente a fantasmi muti da usare. «Non mi interessa se devo stare a scuola seduta sul pavimento. Tutto ciò che voglio è l’istruzione. E io non ho paura di nessuno.» E’ dal 2009 che, sotto pseudonimo, Malala racconta le atrocità delle condizioni di vita delle ragazze in un blog nel sito urdu della BBC. Per questo andava fermata, ma non ci sono riusciti. A quattordici anni questa bambina fa paura a molti e ora è stata anche candidata al Nobel per la Pace. [Stefano Romano]
Javier Zanetti
“Non c’è nessuno così forte da potercela fare da solo e nessuno così debole che non possa essere d’aiuto”. Con questo motto, la fondazione no profit Pupi (“Per un’infanzia integrata”) si occupa da un decennio di fornire ai bambini argentini più disagiati un supporto, una casa e un futuro. Fondata dallo storico capitano dell’Inter, l’associazione garantisce cibo ed igiene anche alle famiglie dei quartieri poveri di Buenos Aires. Tuttavia l’attività benefica del nerazzurro non si conclude qui. L’argentino è dal 2006 ambasciatore di SOS Villaggi dei bambini e supporta attivamente anche Emergency. Tanti i riconoscimenti conferiti a Zanetti come esempio di virtù e moralità. Tra questi l’Ambrogino d’oro, il premio “lo sportivo esemplare”, e il “rispetto” (dentro e fuori dal campo) da parte di tutte le tifoserie. Mai una parola di troppo, sempre pronto ad aiutare compagni ed avversari, a 39 anni è uno dei pochi sportivi che ai soldi preferisce la maglia. Corre con il cuore e non dimentica che la condizione privilegiata del calciatore non può fare da paraocchi al mondo che lo circonda e dal quale è partito. [Gioacchino Andrea Fiorentino]
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto
[…] Continua… […]