Nei giorni scorsi la Conferenza Stato-Regioni ha sancito un accordo sull’applicazione delle norme in materia di assistenza sanitaria a cittadini stranieri e comunitari, prevedendo l’obbligo di iscrivere al Servizio sanitario nazionale i minori stranieri senza permesso di soggiorno nonché il prolungamento dello stesso – alle donne incinte – fino al compimento del primo anno del nascituro.
Renato Balduzzi, ministro della Salute, ha affermato in una nota che “si tratta di iniziative che concretizzano l’art. 32 della Costituzione, perché nessuno sia escluso dai percorsi assistenziali in un’ottica di equità e di giustizia”. Non una nuova legge bensì un nuovo livello interpretativo delle norme già esistenti, alla luce della Costituzione stessa. Se infatti sono le Regioni ad avere la competenza legislativa per quanto riguarda la tutela della salute (ex art. 117), è compito dello Stato garantirne l’equità in fase di attuazione (in rispetto dell’art. 32).
Nella nota ministeriale si spiega che si è raccolto “in un unico strumento operativo le disposizioni normative nazionali e regionali relative all’assistenza sanitaria agli immigrati, anche al fine di semplificare la corretta circolazione delle informazioni tra gli operatori sanitari, poiché sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata, che può essere in contrasto con l’art. 32 della Costituzione”.
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