Un messaggio chiaro, quello lanciato dal patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia: “I bambini nati in Italia da genitori immigrati siano, da subito, cittadini italiani”. L’occasione è stata la Conferenza episcopale triveneta, una riunione dei vescovi di 15 diocesi, in programma sulla penisola di Cavallino, che ieri ha salutato il 99esimo anniversario della giornata mondiale dei migranti.
Stando al messaggio lanciato dal monsignor Moraglia, il riconoscimento consentirebbe la promozione di “integrazione e partecipazione”. E non solo, ma il patriarca ha anche affrontato la questione dal punto di vista di quella che dovrebbe essere una vera e propria “convivenza civile”.
Un fenomeno che va incentivato, tenendo certamente presenti “le difficoltà attuative” ma investendo affinché si crei questa “nuova cultura”. E che passa necessariamente dalle più idonee scelte politiche: “Bisogna creare una giusta mentalità anche perché chi oggi può essere il primo ad avere delle resistenze, alla prova dei fatti, un domani potrebbe meglio apprezzare un processo del genere”.
Le argomentazioni di Moraglia non hanno tralasciato l’aspetto assistenziale dell’attività statale e dell’impianto normativo del Paese. E un cenno è stato doverosamente rivolto alle difficoltà imposte da una crisi che ha causato l’allontanamento dal Triveneto di molti nuclei familiari, trasferitisi in altri Paesi, e ha portato a un aumento incontrollato della criminalità e delle difficoltà del vivere quotidiano: va affrontata, secondo il mosignore, valorizzando “la persona, accompagnandola nel processo di integrazione”.
Parlando al consesso vescovile, Moraglia ha anche spiegato come la lacerazione dei diritti avrebbe “come prima vittima l’immigrato”. Occorre dunque fare passi in avanti in tema di integrazione. E, naturalmente, accogliere, evitando “leggi che siano lettera morta o occasione di frizioni ma solo il sostegno della persona all’integrazione e alla partecipazione”.
Inoltre, una riflessione dovrebbe scaturire anche dalla lettura delle pagine di storia patria scritte dagli immigrati. “Noi molte volte dimentichiamo che l’Italia storicamente è stata terra di grande emigrazione, penso alla Liguria e al Triveneto.
Questo dovrebbe farci molto riflettere nel renderci disponibili a chi adesso arriva” – ha proseguito il capo della diocesi patriarcale triveneta. Sino al messaggio finale, doverosamente rivolto all’unità del Vecchio Continente: “Io ripeto che bisognerebbe che l’Europa trovasse una politica comune”.
Emilio Garofalo
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