Shaid Abedini è un pastore irano-americano. Dallo scorso settembre è in arresto, sconta la pena nel carcere di Evin, a Teheran, dove diventa vittima di abusi e violenze, subendo torture e minacce di morte. Il suo crimine? Difficile dirlo, non v’è chiarezza sui capi d’imputazione a suo carico, ma è ragionevole pensare che l’uomo sia accusato di apostasia.
Di lui si sa solamente che, divenuto pastore nel 2008 a seguito della conversione al cristianesimo, dopo essersi unito in matrimonio con una cittadina americana, acquisisce, nel 2010, la doppia cittadinanza.
Passano due anni. Nel settembre del 2012 si reca negli Stati Uniti, per far visita ai parenti della moglie. Al rientro a Teheran, le autorità lo traggono in arresto, trasferendolo nel carcere di Evin.
La moglie di Abedini, dopo nemmeno sei mesi di detenzione, riceve dal marito, clandestinamente, una lettera in cui l’uomo racconta le atrocità e i maltrattamenti psico-fisici subìti durante la detenzione.
La moglie del pastore irano-americano va, così, in televisione, rivolgendosi all’emittente “Voice of America”. La donna sostiene che “al momento le autorità non sono state chiare sui capi d’accusa a suo carico, ma molto probabilmente la conversione dall’Islam al cristianesimo potrebbe essere la motivazione del suo arresto”.
Apostasia, dunque, ovvero l’abbandono volontario ed espresso della fede religiosa in favore di un’altra. Nel caso di Abedini, la conversione dalla religione islamica a quella cristiana. Un’obiezione di coscienza che, in Iran, in ossequio alle leggi islamiche vigenti, è punita con la pena di morte.
L’attività di controllo e vigilanza svolta dalle autorità iraniane è serrata e severissima: la storia di Abedini ricorda quella di Yusef Nadarkhani, pastore iraniano condannato a morte, in primo grado, per il reato di apostasia.
In breve, ecco la sua vicenda giudiziaria: tre anni di carcere, il rilascio a settembre e un nuovo arresto, avvenuto lo scorso 25 dicembre, in occasione della festa di Natale. Attualmente Nadarkhani resta in carcere. Proprio come Abedini. Ma, per entrambi, ancora nessuna chiarezza circa le motivazioni dei rispettivi arresti.
Emilio Garofalo
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