Karim, l’ex-tronista pugliese al 100% ma dal sangue indiano: “Non concentriamoci sulle differenze”

di Ebla Ahmed

Karim Antonio Capuano inizia a lavorare come modello per numerose campagne pubblicitarie. La popolarità, però, per lui inizia con la televisione. Precisamente con il programma Uomini e Donne di Maria De Filippi. Successivamente, Karim, ha proseguito il suo percorso sul piccolo schermo al reality La Talpa e poi a Estate sul Due.

Di padre italiano e mamma indiana, appena seduto sul trono ha attirato, grazie anche ai suoi tratti orientaleggianti, l’attenzione delle donne italiane. Karim, infatti, è stato l’antesignano dei tronisti. Il primo veramente amato e desiderato da tutte. Temporalmente antecedente all’esplosione del fenomeno Costantino.

Nonostante le origini, comunque, Karim, non è mai stato in India, il paese di sua nonna e di sua madre; per questo, quando gli chiedi come si sente, ti risponde: “Sono italianissimo. Pugliese al cento per cento”. Eppure Karim Capuano viene considerato di “seconda generazione” in questo Paese, con quegli occhioni neri e con quei lineamenti dai quali emerge un bellissimo mix tra Occidente e Oriente.

L’ex tronista di Uomini e donne, spesso al centro delle critiche per i suoi atteggiamenti (a volte ritenuti troppo irruenti), oggi ha preso le distanze dal mondo dello spettacolo. La sua vita è cambiata dall’incidente dell’aprile del 2011 che lo ha ridotto in fin di vita. Uno schianto improvviso contro un autobus mentre era a bordo della sua Smart: settimane di coma nelle quali la sua vita è stata in serio pericolo. Poi, il risveglio.

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Karim, anche grazie a un carattere molto forte, ha continuato a combattere. E a vivere. Oggi a Frontiere News dichiara: “Sono stato sempre un ragazzo molto attaccato alla fede. Sono cattolico e proprio grazie a Dio, ho avuto la forza di andare avanti. Ho infatti scritto un libro insieme alla giornalista Giovanna D’Urso che si intitola Con la mano sul cuore (Rugginenti Editore-collana Filorefe) per ringraziare molte persone e rendere pubblico il mio rapporto con la fede.

“In alcuni momenti della vita si perdono le speranze – spiega – come quando, a causa dell’incidente, sono rimasto immobile in un letto di ospedale. In coma, per 24 giorni. Con questo libro, in cui racconto la mia vita e come questa è cambiata dopo l’incidente, volevo dire grazie di cuore a chi mi è stato vicino in quei tragici momenti. L’unica forza in grado di farti rinascere, infatti, ti arriva da chi ti vuole bene, ma soprattutto da chi veglia su di te e non ti abbandona mai, Gesù Cristo. È stato lui a salvarmi e a riportarmi dalla mia famiglia”.

“Hai amici di tante etnie e religioni. Qual è, quindi, il segreto?” ”Il segreto per una pacifica convivenza è proprio quello di non concentrarsi sulle differenze. Se non si giudica, non c’è poi differenza tra le persone. L’ultima cosa a cui dobbiamo dar peso è una scelta personale. Sono altre, le cose sui bisogna concentrarsi. Come, ad esempio, il merito. In questo Paese serve la meritocrazia che è presente in molti altri posti del mondo; Francia, Inghilterra o gli Usa, per citarne alcuni tra quelli più vicini a noi. Etnie e religioni non possono essere motivo di giudizio”.


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