Può in Italia una persona affetta da sindrome di down e straniera presentare la richiesta per avere la cittadinanza? La risposta è no, se è incapace di intendere e volere. Il caso è stato sollevato ad inizio gennaio, quando una cittadina albanese che vive in Italia regolarmente da molti anni, con figlio down di 18 anni anni, chiedeva se fosse possibile effettuare la richiesta al Comune al posto del figlio. La notizia è stata riportata da Stefano Pasta del Corriere.
“Lo scoglio sta nel giuramento, spiega Gaetano De Luca, avvocato della Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità), passaggio imprescindibile quando si vuole ottenere la cittadinanza per un diciottenne straniero nato in Italia. Si tratta di un atto personalissimo e dunque nessuno, neanche il genitore o un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale, può pronunciarlo per conto di un figlio o di un tutelato. Purtroppo, questo non è l’unico caso di cui siamo a conoscenza”.
Sul caso si pronuncerà il Tar del Lazio. La sentenza potrebbe fare giurisprudenza. Se le cose dovessero rimanere allo stato attuale chi è down e straniero avrebbe meno diritti tra i disabili e sarebbe discriminato rispetto ai figli di immigrato in quanto affetto da disabilità psichica. “Questi casi – come scrive Pasta – evidenziano i danni provocati da un’altra stortura dell’attuale legge: la cittadinanza dei diciottenni nati e cresciuti in Italia non è un diritto, ma una concessione dello Stato.
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